Normative

1) il quadro normativo e regolatorio nazionale
(con riferimenti alle principali disposizioni previste dalla nuova direttiva europea in materia)
2) le altre attività regolatorie promosse dalle Regioni
(allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali).

IN SINTESI

  • La vigente normativa italiana è relativa solo al radon nei luoghi di lavoro (con particolare attenzione alle scuole).
  • La nuova direttiva europea in materia di protezione della popolazione dalle radiazioni…

 

Quadro normativo e regolatorio nazionale

In questa sottosezione è riportata una breve panoramica sul quadro normativo e regolatorio nazionale per quanto riguarda:
A) il radon nelle abitazioni;
B) il radon nei luoghi di lavoro.

IN SINTESI

  • In Italia, una normativa sul radon esiste al momento solo per i luoghi di lavoro e per le scuole.
  • La nuova direttiva europea 2013/59/Euratom in materia di protezione dalle radiazioni ionizzanti (approvata il 5 dicembre 2013) contiene anche disposizioni riguardanti il radon nelle abitazioni e una più stringente protezione dal radon nei luoghi di lavoro.
  • I livelli di riferimento massimi previsti dalla Direttiva per la concentrazione di radon sono più bassi rispetto a quelli raccomandati a livello europeo fino a pochi anni fa, sia per le abitazioni che per i luoghi di lavoro.

In questa pagina è presentato il quadro normativo esistente e le principali disposizioni previste nella futura normativa.

A) NORMATIVE PER LE ABITAZIONI

Una normativa nazionale per la protezione dall’esposizione al radon nelle abitazioni non è stata ancora emanata, ma la protezione dal radon indoor nelle abitazioni è prevista nella nuova direttiva europea 2013/59/Euratom in materia di protezione dalle radiazioni ionizzanti, approvata il 5 dicembre 2013, che dovrà quindi essere obbligatoriamente recepita nella normativa italiana.
Tale direttiva prevede che gli Stati Membri dell’Unione Europea adottino un livello di riferimento di concentrazione di radon non superiore a 300 Bq/m3.
Questo livello massimo è inferiore a quello di 400 Bq/m3 previsto dalla Raccomandazione europea 90/143/Euratom del 1990 per le abitazioni esistenti.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato (nel 2009) un livello di riferimento non superiore a 300 Bq/m3.
Per questi motivi la Raccomandazione 90/143/Euratom è da considerarsi, per tali aspetti, già superata.

Inoltre, nella nuova direttiva europea sono previste azioni di prevenzione dell’ingresso del radon nelle abitazioni di nuova costruzione, azioni che non sono (ancora) disciplinate nella normativa italiana. Tuttavia, per tali azioni, nel 2008 è stata prodotta la Raccomandazione sull’introduzione di sistemi di prevenzione dell’ingresso del radon in tutti gli edifici di nuova costruzione (link al documento), nell’ambito del progetto PNR-CCM.
In tale documento si raccomanda di includere negli strumenti urbanistici (p.e. piani regolatori, regolamenti edilizi) di tutti gli enti preposti al controllo del territorio, dei semplici ed economici accorgimenti costruttivi al fine di ridurre l’ingresso del radon in tutti i nuovi edifici e di facilitare l’installazione di sistemi per la rimozione del radon dall’edificio, una volta costruito, qualora fosse necessario.

La raccomandazione del PNR-CCM è riferita anche agli edifici esistenti soggetti a lavori di ristrutturazione che coinvolgano in modo rilevante le parti dell’edificio a contatto con il terreno.

La raccomandazione del PNR-CCM è stata già adottata da alcune Regioni e Comuni, ed una sua applicazione a tutto il territorio nazionale è prevedibile a seguito dell’imminente nuova Direttiva europea in tema di radioprotezione.

B) NORMATIVE PER I LUOGHI DI LAVORO

In Italia una normativa nazionale di tipo cogente per quanto riguarda la protezione dall’esposizione al radon esiste solo per i luoghi di lavoro (con particolare attenzione alle scuole) ed è entrata in vigore nel 2001 con il D.Lgs 241/00, che ha modificato il  D.Lgs 230/95.

Tale decreto prevede, tra l’altro, l’obbligo da parte dell’esercente di misurare la concentrazione di radon in tutti i locali sotterranei e, nel caso questa superi i 500 Bq/m3 (livello d’azione), di valutare in maniera più approfondita la situazione e di intraprendere azioni di bonifica, nel caso i cui i locali siano sufficientemente frequentati da lavoratori.

Ulteriori dettagli su questa normativa, e soprattutto le principali modifiche attese a seguito della citata nuova direttiva europea in materia di radioprotezione, saranno riportati a breve su questo sito.

In allegato il

Raccomandazione del Sottocomitato Scientifico del progetto CCM “Avvio del Piano Nazionale Radon per la riduzione del rischio di tumore polmonare in Italia“.

 

Altre attività regolatorie promosse dalle Regioni

In questa sottosezione è riportata una breve panoramica su quanto è stato fatto in alcune Regioni allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali in ambito normativo e regolatorio.

IN SINTESI

  • Diverse Regioni hanno emanato atti regolatori allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali in ambito normativo e regolatorio.
  • Ciò è generalmente avvenuto a seguito del D.Lgs. 241/00 (che ha modificato il D.Lgs. 230/95), che regolamenta, in modo cogente, anche la protezione dal radon nei luoghi di lavoro.
  • Ad oggi, solo la Regione Toscana ha proceduto all’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon, ai sensi del D.Lgs 230/95 e s.m.i.

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Diverse Regioni hanno emanato atti regolatori allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali (contenute nel D.Lgs. 230/95 e s.m.i.) in ambito normativo e regolatorio.
Di seguito sono elencati e sinteticamente descritti i principali atti regolatori emessi dalle Regioni.

Nel 2013, in Veneto, è stata emessa una legge regionale (20/2013) Prevenzione e salvaguardia dal rischio gas radon, solo ultimo tra gli atti regolatori che la Regione ha emanato dal 2002 in materia. Tale legge prevede (entro un anno dalla sua entrata in vigore) che il Consiglio regionale approvi un Piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon, in coerenza con il Piano Nazionale Radon. In particolare, tale Piano regionale dispone: 1) l’Individuazione delle zone e dei luoghi di lavoro ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon e 2) l’adozione di prescrizioni costruttive e di accorgimenti tecnici nelle nuove edificazioni.

Nel 2012, in Toscana, con una Delibera della Giunta Regionale (DGR 1019/2012, scaricabile a questa pagina web della Regione Toscana) si è proceduto all’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon, così come previsto dal D.Lgs 230/95 e s.m.i. In particolare sono stati identificati, sulla base dei risultati delle indagini svolte in Toscana, 13 Comuni per i quali la percentuale stimata di abitazioni con concentrazione di radon superiore a 200 Bq/m3 è risultata pari ad almeno il 10%.
Inoltre, per quanto riguarda la prevenzione degli edifici da costruire, si segnala che nel Regolamento per l’Edilizia Bio-Eco Sostenibile – sezione “Norme e Requisiti alla Prestazioni dell’edificio” – si prescrive l’obbligo di “valutare il rischio radon in base alla mappatura regionale e di adottare strategie progettuali atte a evitare l’ingresso di radon negli ambienti confinati”. Tale regolamento è stato adottato, ad oggi, in 6 Comuni della Regione.

Nel 2011, la Regione Lombardia ha approvato le Linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor (Decreto 12678 del 21-12-2011) che rappresentano uno strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e per i costruttori di edifici e mirano a fornire indicazioni tecniche, sia per ridurre l’esposizione al radon nel caso di edifici esistenti sia a prevenire la presenza di radon negli edifici di nuova realizzazione, anche in sinergia con gli interventi finalizzati al risparmio energetico.
Inoltre la Regione ha inviato una nota (H1.2011.0037800 del 27.12.2011) in cui si sollecita i Comuni ad attivare entro 3 anni dall’emanazione di tale nota, le procedure per la revisione dei Regolamenti Edilizi Comunali (REC) e ad adottare norme tecniche basate sulle citate Linee guida.
Al 31.12.2013 sono 141 (su 1544) le Amministrazioni Comunali, tra cui Milano, che hanno integrato il REC tenendo conto delle Linee guida, ma sono numerosi i Comuni che hanno avviato analoghe procedure di adozione/integrazione del REC.

Nel 2010, in Piemonte è stata emessa una legge regionale (5/2010) Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti, contenente, all’articolo 11, disposizioni su Prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon. Le disposizioni riguardano l’individuazione delle aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon e l’adozione di criteri per la predisposizione di progetti di recupero e risanamento degli edifici a rischio, per la pianificazione urbanistico territoriale e per la progettazione e costruzione delle nuove edificazioni.

Nel 2006, in Friuli-Venezia Giulia è stata approvato dalla Giunta Regionale il Regolamento recante requisiti e modalità per la realizzazione, l’organizzazione, il funzionamento e la vigilanza nonché le modalità per la concessione dell’autorizzazione al funzionamento dei nidi d’infanzia ai sensi dell’articolo 13, comma 2, lettera a) e d) della legge regionale 20/2005. Nelle Norme tecniche ed indicazioni sui requisiti strutturali e funzionali dei nidi d’infanzia di tale regolamento si stabilisce che negli edifici adibiti a nidi d’infanzia non siano presenti concentrazioni di gas radon superiori a quelle raccomandate nel 1990 dall’Unione Europea per gli edifici ad uso abitativo (ossia 400 Bq/m3 per gli edifici esistenti e 200 Bq/m3 per gli edifici da costruire).

Nel 2005, nel Lazio è stata emessa la legge regionale (14/2005) Prevenzione e salvaguardia dal rischio radon prevede che la Regione adotti un piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon, che contiene disposizioni che riguardano l’individuazione delle aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon e l’adozione di criteri per la predisposizione di progetti di recupero e risanamento degli edifici a rischio.

Infine, nel 1998, nella Provincia autonoma di Bolzano è stato introdotto un passo sul radon nel formulario di richiesta di concessione edilizia allo scopo di invitare il cittadino ad informarsi in merito al problema radon presso il proprio Comune o presso il laboratorio dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente della Provincia.

 

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