FAQ

Le proprietà del radon e da dove proviene

 

Cosa è il radon? 

Il radon (Rn) è un gas inerte (inodore e incolore) e radioattivo, prodotto dal decadimento del radio, a sua volta prodotto da decadimenti successivi dell’uranio, presente in quantità diverse in tutta la crosta terrestre (vedi la sottosezione Cosa è il radon e da dove proviene?).

Anche se non è percepibile con i nostri sensi, il radon può essere rivelato con semplici strumenti di misura. Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati consultare la pagina Quanto radon c’è …

 

Qual è l’unità di misura della concentrazione di radon?

L’unità di misura della concentrazione di radon in aria è il Bq/m3. Il Becquerel (Bq) indica il numero di decadimenti di radon che avvengono in un secondo. Quindi, ad esempio, una concentrazione di 100 Bq/m3 indica che in un metro cubo di aria ogni secondo 100 atomi di radon decadono emettendo radiazioni (di tipo alfa).

In realtà solo una piccola parte degli atomi di radon decade in un secondo, in quanto la vita media di un atomo di radon è di circa 5 giorni e mezzo. Quindi se a una concentrazione di radon di 100 Bq corrispondono 100 atomi che decadono in un secondo in un metro cubo, in quello stesso metro cubo sono presenti altri circa 48 milioni di atomi di radon (che decaderanno successivamente).

 

Perché si trova il radon nelle case? 

Il radon è un gas nobile, ossia non interagisce chimicamente con gli altri elementi. Per questo motivo, una volta formatosi in seguito al decadimento del radio, può diffondersi dal luogo di origine (suolo, materiale da costruzione) e percorrere grandi distanze prima di decadere a sua volta. In generale, il meccanismo che permette al radon di penetrare nei luoghi chiusi è la piccola depressione che esiste tra l’interno degli edifici ed il suolo, dovuta alla differenza di temperatura tra l’interno (più caldo) dell’edificio e l’esterno (più freddo). Tale depressione provoca l‘aspirazione dell’aria dal suolo, ricca di radon, verso l’interno dell’edificio.

 

Il radon è presente solo nelle cantine e nei luoghi sotterranei? 

No, questa è una errata convinzione (purtroppo alquanto diffusa) e probabilmente legata al fatto che il peso atomico del radon è sensibilmente superiore al peso molecolare medio dell’aria. In realtà il radon è presente in tutti gli ambienti chiusi ed è presente anche all’aperto (ma in concentrazioni molto inferiori che nei luoghi chiusi).

Una parziale stratificazione del radon causata dal suo peso relativo a quello dell’aria si potrebbe riscontrare solo su una scala di molte centinaia di metri.

Chi fosse interessato ad approfondire questo argomento può leggere l’interessante articolo di Arrigo Cigna e Giovanni Baudino pubblicato nel 2008 sulla rivista americana Health Physics, Vol.95, pag.255-256.

In generale, la concentrazione di radon è maggiore negli ambienti chiusi che sono a diretto contatto con il suolo (in quanto il suolo è la principale sorgente di provenienza del radon) e quindi, tranne in alcuni casi, è maggiore nei piani più bassi di un edificio. Tuttavia, nei locali sotterranei dove è presente un impianto per il ricambio forzato dell’aria, è frequente trovare concentrazioni di radon inferiori a quelle riscontrate nei locali ai piani superiori dello stesso edificio.

Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai alla pagina Effetti sulla salute.

 

 

Gli effetti sulla salute del radon

Il radon è un rischio per la salute? 

L’esposizione al radon negli ambienti di vita e lavoro aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare, in modo proporzionale alla concentrazione di radon e al tempo di esposizione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il radon è la seconda causa di tumore al polmone, dopo il fumo di sigaretta e, per i non fumatori, è la prima causa.

 

Perché il radon è un rischio per la nostra salute? 

L’esposizione al radon costituisce un rischio per la salute per via delle radiazioni ionizzanti emesse dai suoi prodotti di decadimento.

Il radon che viene inalato è espirato quasi totalmente prima che decada (una piccola quantità si trasferisce nei polmoni, nel sangue e, quindi, negli altri organi), mentre i prodotti di decadimento del radon inalati si depositano sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui irraggiano (soprattutto tramite le radiazioni alfa) le cellule dei bronchi.

Le radiazioni ionizzanti possono produrre (con una probabilità tanto maggiore quanto più alta è la quantità di radon inalata) dei danni al DNA di tali cellule, danni che, se non correttamente riparati dagli appositi meccanismi cellulari, possono evolversi in un tumore al polmone.

 

Se la concentrazione di radon misurata nella mia abitazione è superiore ad un livello di riferimento previsto dalle normative, c’è un rischio immediato di contrarre un tumore al polmone? 

L’entità del rischio dipende non solo dalla concentrazione di radon a cui è esposti, ma anche da quanto dura l’esposizione. L’aumento del rischio di contrarre un tumore polmonare connesso con l’esposizione al radon è stato stimato per esposizioni di radon protratte per lunghi periodi di tempo (25-30 anni).

 

Quanti tumori al polmone sono dovuti al radon in Italia? 

Il rischio attribuibile al radon in Italia è stato valutato dall’ISS sulla base dei più recenti studi epidemiologici, dei dati di concentrazione di radon rappresentativi dell’esposizione della popolazione italiana nelle abitazioni, e della mortalità per tumore polmonare: 3200 casi ogni anno (la stima oscilla da un minimo di 1100 a un massimo di 5700 in relazione alle incertezze delle stime di rischio).

 

Esiste una concentrazione di radon al di sotto della quale non si corrono rischi? 

Il rischio di sviluppare un tumore al polmone aumenta in modo lineare con la concentrazione di radon. Ad oggi non è stata trovata una concentrazione di soglia al di sotto della quale il rischio sia zero. Per cui, anche concentrazioni basse di radon possono far aumentare, anche se di poco, il rischio di tumore al polmone.

 

Il radon è causa anche di altri tipi di tumore oltre a quello polmonare?

Dagli studi effettuati fino ad oggi, non esistono evidenze significative che mettono in relazione il radon con altri tipi di tumore.

 

A parità di concentrazione di radon, il rischio è maggiore per gli uomini o per le donne?

Dagli studi effettuati in questi ultimi anni, non sono emerse differenze di rischio tra uomini e donne.

 

I bambini sono più a rischio rispetto agli adulti?

Gli studi effettuati fino ad oggi non permettono di stabilire se il rischio di tumore polmonare connesso all’esposizione al radon sia più alto per i bambini rispetto agli adulti.

 

A parità di concentrazione di radon, il rischio è maggiore per i fumatori o per i non fumatori? 

Il rischio di contrarre un tumore polmonare è maggiore per i fumatori. Tale rischio è 25 volte più alto per chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno, rispetto a chi non fuma per niente.

 

Al numero totale di tumori polmonari attribuibili al radon in una certa zona contribuiscono maggiormente le persone esposte ad alte concentrazioni di radon?

No, la maggior parte dei tumori attribuibili al radon colpisce persone esposte a concentrazioni medio-basse.

In generale, pur essendo maggiore il rischio per le persone esposte a concentrazioni più alte, il loro numero è notevolmente inferiore rispetto a quello delle persone esposte a concentrazioni medio-basse.

 

Cosa occorre fare per ridurre il rischio di tumore polmonare? 

 In primo luogo, se si è fumatori, bisogna fare di tutto per smettere di fumare. Infatti il rischio di tumore polmonare connesso all’esposizione al radon è molto più alto per i fumatori, a causa degli effetti combinati di radon e fumo di sigaretta. Vedi la pagina Effetti sulla salute.

In secondo luogo, bisogna misurare la concentrazione di radon nella propria abitazione (vedi la pagina Quanto radon c’è …) e, soprattutto nel caso questa risultasse elevata, procedere a ridurla attraverso specifiche azioni di risanamento.

Nel caso si abbia intenzione di abitare in un edificio di nuova costruzione, è possibile ridurre più facilmente l’ingresso del radon al suo interno (ed il rischio ad esso associato) accertandosi che semplici azioni di prevenzione siano intraprese in fase di costruzione dell’edificio.

Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai alla pagina Effetti sulla salute.

Quanto radon c’è in Italia

Quanto radon c’è in Italia? 

Il valore della concentrazione media nazionale, stimato nell’ambito della prima indagine nazionale degli anni 89-98, è pari a circa 70 Bq/m3. Tale valore è più alto rispetto alla media mondiale, valutata intorno a 40 Bq/m3.

Nell’ambito delle Regioni vi è una situazione molto eterogenea, con concentrazioni medie inferiori a 30 Bq/m3 (Basilicata, Calabria, Marche) fino a concentrazioni superiori a circa 100 Bq/m3 (Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Lazio).

La situazione è ancor più eterogenea all’interno delle singole Regioni, dove i valori misurati nei singoli edifici (abitazioni, scuole, luoghi di lavoro) variano tra pochi Bq/m3 ad alcune migliaia di Bq/m3.

Successivamente alla prima indagine nazionale, diverse Regioni hanno effettuato ulteriori campagne di misura, su scala regionale e/o sub-regionale, che hanno coinvolto un numero di abitazioni maggiore (rispetto a quelle campionate nell’ambito dell’Indagine Nazionale), al fine di aumentare la conoscenza della distribuzione territoriale della concentrazione di radon.

Occorre sempre sottolineare che l’unico modo per valutare adeguatamente la concentrazione di radon in un particolare luogo (ad es. la propria abitazione) è quello di eseguire una misura diretta con dispositivi e protocolli adeguati (vedi Come si misura il radon).

 

(Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai a Attività in Italia – Campagne di misura).

Quanto sono rappresentativi i valori medi di concentrazione di radon che si trovano su siti internet di enti non istituzionali?

Si possono trovare facilmente in internet mappe o tabelle dove sono riportati i valori medi di concentrazione di radon misurati in determinate zone, ad es. una Regione o un Comune.

In generale, per essere considerato “rappresentativo”, il valore medio della concentrazione di radon negli edifici di un Comune o di una Regione deve essere stato ottenuto tramite indagini effettuate su un campione “rappresentativo” della popolazione di quella regione, ad es. su un campione sufficientemente numeroso di abitazioni estratte casualmente dall’elenco completo di tutte le abitazioni di quel Comune o di quella Regione.

Talvolta, invece, i valori medi che vengono riportati su siti di enti non istituzionali si riferiscono a misure effettuate su richiesta di singoli cittadini o, comunque, effettuate nell’ambito di indagini non rappresentative dell’esposizione al radon della popolazione (ad esempio, indagini effettuate solo in abitazioni al piano terra), o includono misure effettuate in locali non abitati come le cantine, o sono ottenute misurando solo in inverno, ecc.).

In questi casi, i valori riportati forniscono quasi sempre valori sovrastimati, cioè superiori (anche di molto) ai valori medi che si ottengono con indagini rappresentative negli edifici del territorio in esame. Infatti: le misure di concentrazione di radon effettuate su richiesta di singoli cittadini sono in prevalenza richieste da chi ritiene di avere un’elevata concentrazione di radon nella propria abitazione.

Le misure di concentrazione di radon effettuate nelle abitazioni (o altri locali) al solo piano terra forniscono generalmente risultati più elevati in quanto la concentrazione di radon è generalmente più alta al piano terra rispetto ai piani superiori, in quanto la principale sorgente di radon è il suolo.

Le misure di concentrazione di radon effettuate in locali non abitati, come le cantine, forniscono generalmente risultati più elevati sia perché tali locali sono generalmente posti in seminterrati o sotterranei, sia perché non essendo abitati questi locali hanno spesso un ricambio d’aria inferiore.

Le misure di concentrazione di radon effettuate solo durante l’inverno forniscono generalmente risultati più elevati in quanto la concentrazione di radon tende ad essere superiore in inverno che in estate.

In ogni caso si rammenta che il modo più affidabile, nonché semplice ed economico, per conoscere la concentrazione di radon nella propria abitazione è fare una misura con dispositivi e protocolli adeguati.

 

Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai a Quanto radon c’è …

 

Come fare per sapere quanto radon c’è nella propria abitazione (o nel proprio luogo di lavoro)

Perché è utile misurare la concentrazione di radon nella propria abitazione (o nel proprio luogo di lavoro)? 

La misura della concentrazione di radon nella propria abitazione (o nel proprio luogo di lavoro) è l’unico modo con cui è possibile valutare il rischio associato all’esposizione al radon.

Non è possibile effettuare tale valutazione, conoscendo solo il livello medio di radon presente nella regione in cui è presente l’abitazione/luogo di lavoro (ad esempio attraverso la consultazione di “mappe” del radon).

È possibile prevedere quanto radon c’è nella propria abitazione/luogo di lavoro consultando una “mappa” di radon? 

No. L’unico modo per sapere quanto radon c’è nella propria abitazione è misurare la concentrazione di radon al suo interno per mezzo di piccoli ed economici strumenti di misura.

Le “mappe” di radon sono uno strumento utile per identificare le zone nelle quali è più alta la probabilità di trovare edifici con elevate concentrazioni di radon, ma non forniscono alcuno strumento per prevedere quanto radon c’è nella propria abitazione. Anche in una zona identificata sulle mappe come “a basso contenuto di radon” possono trovarsi abitazioni con alte concentrazioni di radon.

(Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai alla sottosezione Come si misura il radon).

Come si può misurare la concentrazione di radon in casa? 

È possibile misurare la concentrazione di radon nella propria casa mediante l’uso di piccoli ed economici dispositivi (rivelatori) da posizionare all’interno di uno o più locali della propria abitazione (generalmente camera da letto e/o stanza da pranzo).

Le ARPA di alcune Regioni, oltre che il Servizio Radon dell’Istituto di Radioprotezione dell’ENEA, forniscono su richiesta (generalmente a pagamento) un servizio di misura di radon. La singola misura di radon ha generalmente un costo non superiore a qualche decina di euro.

 

(Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai alla sottosezione Come si misura il radon).

Per quanto tempo è necessario “esporre” i rivelatori di radon nella propria abitazione (o luogo di lavoro), al fine di misurare correttamente la concentrazione media annuale?

E’ necessario esporre i rivelatori per un periodo di un anno (eventualmente diviso in due semestri consecutivi), al fine di misurare correttamente la concentrazione media annuale.

La concentrazione di radon nei luoghi chiusi è generalmente più alta in inverno che in estate, anche se questo vale in media e non in tutte le situazioni (alcune eccezioni sono possibili). Questa variabilità stagionale rende le misure effettuate su periodi più brevi di un anno non rappresentative della concentrazione media annuale, la quale è proporzionale al rischio di tumore polmonare.

 

(Per ulteriori informazioni su questo argomento e su argomenti correlati vai alla sottosezione Come si misura il radon della pagina Quanto radon c’è…).

Effetti sulla salute

  • Il radon è un gas nobile radioattivo, inodore ed incolore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio.
  • Il radon presente nell’aria interna degli edifici proviene principalmente dal suolo e, in misura minore, dai materiali di costruzione dell’edificio. L’acqua proveniente da pozzi può costituire un’ulteriore sorgente di radon.
  • La concentrazione di radon nell’aria interna agli edifici dipende principalmente dalle caratteristiche degli edifici, in particolare dall’interfaccia tra edificio e suolo.

 

tabella della catena di decadimento dell'238U

Catena di decadimento dell’ 238U

 

Il radon (Rn) è un gas inerte (inodore e incolore) e radioattivo, prodotto dal decadimento del radio, a sua volta prodotto da decadimenti successivi dell’uranio (vedi figura in alto), presente in quantità diverse in tutta la crosta terrestre. Il suo isotopo più diffuso è il 222Rn che decade nel giro di pochi giorni (dimezza la sua concentrazione in 3.8 giorni), emettendo radiazioni ionizzanti di tipo alfa e formando i cosiddetti “prodotti di decadimento del radon” o “figli del radon”, tra cui il 218Po e il 214Po che emettono anch’essi radiazioni alfa.

Il radon si trova in ogni terreno e roccia, sia pur in quantità molto diverse in relazione alle caratteristiche del terreno/roccia quali la concentrazione di uranio, la permeabilità, la presenza di fratture/faglie, ecc. Il radon fuoriesce continuamente dal terreno disperdendosi nell’aria aperta o concentrandosi nei luoghi chiusi.

In generale, il meccanismo che permette al radon di penetrare nei luoghi chiusi è la piccola depressione che esiste tra l’interno degli edifici ed il suolo, dovuta alla differenza di temperatura tra l’interno (più caldo) dell’edificio e l’esterno (più freddo). Tale depressione provoca l‘aspirazione dell’aria dal suolo, ricca di radon, verso l’interno dell’edificio.

L’unità di misura della concentrazione di radon, secondo il Sistema di Unità Internazionale (SI) è espressa in Becquerel per metro cubo (Bq/m3), dove il Becquerel indica il numero di disintegrazioni al secondo di una sostanza radioattiva.
La concentrazione di radon all’aperto tipicamente è di alcuni Bq/m3, e comunque non supera le poche decine di Bq/m3, grazie alla notevole diluizione in aria, nei luoghi chiusi (case, uffici, scuole ecc.), invece, la concentrazione è molto superiore e può arrivare anche a valori molto elevati (molte migliaia di Bq/m3).

Pur essendo il suolo la principale sorgente del radon che si trova nell’aria interna degli edifici, anche diversi materiali edili ricavati da rocce o terreni – ad es. quelli ricavati da rocce vulcaniche – sono sorgenti di radon, ma il loro contributo alla sua concentrazione nei luoghi chiusi è generalmente inferiore. L’acqua proveniente da pozzi può costituire un’ulteriore sorgente di radon.

 

Effetti sulla salute

  • Il radon è un agente cancerogeno, la cui esposizione nei luoghi chiusi aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare.
  • L’entità del rischio dipende dalla concentrazione di radon a cui è esposti e da quanto dura l’esposizione.
  • A parità di condizioni di esposizione al radon, i fumatori sono più a rischio dei non fumatori.
  • In Italia l’esposizione al radon è responsabile (secondo la stima del 2010 dell’Istituto Superiore di Sanità) di circa 3200 casi di tumore polmonare all’anno.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato il radon nel Gruppo 1, in cui sono elencate le sostanze (113 al 2013) per le quali vi è un’evidenza sufficiente di cancerogenicità sulla base di studi epidemiologici sugli esseri umani [1]. Nello stesso gruppo sono presenti anche il fumo di sigaretta e l’amianto.

Sono stati studiati altri possibili effetti sanitari dell’esposizione al radon, ad esempio un incremento di rischio di leucemia, ma ad oggi non vi sono conclusioni certe oltre all’aumento di rischio di tumore polmonare.

A) MECCANISMO DI DANNO AI POLMONI CAUSATO DAL RADON

La maggior parte del radon che viene inalato è espirata quasi totalmente prima che decada (una piccola quantità si trasferisce nei polmoni, nel sangue e, quindi, negli altri organi), mentre i prodotti di decadimento inalati, in gran parte attaccati al particolato sempre presente in aria, si depositano sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui irraggiano (soprattutto tramite le radiazioni alfa) le cellule dei bronchi. Le radiazioni in alcuni casi producono dei danni al DNA di tali cellule, danni che, se non correttamente riparati dagli appositi meccanismi cellulari, possono evolversi in un tumore al polmone.

Quindi il radon agisce come “trasportatore” dei suoi prodotti di decadimento, i quali sono i principali responsabili del danno biologico. Per brevità, si usa spesso parlare di rischio radon, intendendo con questo il rischio connesso all’esposizione ai prodotti di decadimento del radon.

B) STUDI EPIDEMIOLOGICI SU RADON E TUMORE POLMONARE

L’esposizione al radon presente nell’aria delle abitazioni aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare e, per alcuni Paesi, si è stimato essere responsabile di una percentuale che va dal 3% al 14% di tutti i tumori polmonari [2].

I risultati di 13 studi epidemiologici condotti in Paesi europei (incluso quello effettuato in Italia), hanno dimostrato [3]:

  • un significativo aumento di rischio di tumore polmonare all’aumentare dell’esposizione al radon;
  • l’esistenza di un forte effetto sinergico tra fumo di sigaretta e radon;
  • l’evidenza del rischio di tumore polmonare anche (per esposizioni prolungate di alcuni decenni) a livelli di concentrazione di radon medio-bassi (inferiori a 200 Bq/m3);
  • un aumento di rischio di tumore polmonare del 16% per ogni 100 Bq/m3di incremento di concentrazione media di radon (tenendo conto delle incertezze questa stima varia da 5% al 31%).

C) EFFETTI COMBINATI DI RADON E FUMO DI SIGARETTE

Il rischio di contrarre un tumore polmonare causato dall’esposizione al radon è 25 volte più alto per chi fuma un pacchetto al giorno di sigarette rispetto a chi non ha mai fumato.Dall’analisi di 13 studi epidemiologici europei [3], si hanno i seguenti risultati in termini di rischio assoluto, cioè di probabilità di avere un tumore polmonare entro i 75 anni a seguito di una esposizione continuativa a livelli di concentrazione medi di 0, 100, 200 e 400 Bq/m3:

  • per i non fumatori, il rischio è, rispettivamente, 0.4%, 0.5%, 0.6% e 0.7%;
  • per i fumatori, il rischio è, rispettivamente, 10%, 12%, 13% e 16% [3].

In altri termini, se prendiamo 1000 non fumatori e 1000 fumatori non esposti a radon (cioè esposti a 0 Bq/m3), in media circa 4 non fumatori e 100 fumatori svilupperanno un tumore entro i 75 anni. Se tali persone sono invece esposte continuativamente a 400 Bq/m3, i casi previsti di tumore polmonare diventano circa 7 tra i non fumatori e circa 160 tra i fumatori.

D) RISCHIO DI TUMORE POLMONARE ATTRIBUIBILE AL RADON IN ITALIA

Il numero di casi di tumore al polmone attribuibili all’esposizione al radon in Italia è stato valutato dall’ISS sulla base dei più recenti studi epidemiologici, dei dati di concentrazione di radon rappresentativi dell’esposizione della popolazione italiana nelle abitazioni, e della mortalità per tumore polmonare.

Una prima stima, effettuata nel 2010, dei decessi per tumore polmonare attribuibili al radon in Italia ha fornito i seguenti risultati: circa 3200 casi ogni anno (la stima oscilla da un minimo di circa 1100 a un massimo di circa 5700 in relazione alle incertezze degli studi epidemiologici).

In termini percentuali ciò rappresenta circa il 10% di tutti i decessi per tumore polmonare in Italia. Questa percentuale varia da Regione a Regione da 4% a 16%, in relazione ai livelli medi di concentrazione di radon.

La gran parte di questi casi è previsto coinvolga i fumatori (e in misura minore gli ex-fumatori) a causa dell’effetto moltiplicativo di radon e consumo di tabacco.

Per maggiori informazioni si può consultare (vedi allegati) il documento “Rischio di tumore polmonare attribuibile all’esposizione al radon nelle abitazioni delle Regioni italiane – Primo rapporto sintetico (2010)“, prodotto nell’ambito delle attività dell’Archivio Nazionale Radon (ANR). In tale rapporto sono anche riportati i dati separati per maschi e femmine.

Riferimenti bibliografici
[1] Lista classificazioni IARC
[2] WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective
[3] Darby et al., 2005. Radon in houses and risk of lung cancer: collaborative analysis of individual data from 13 European case-control studies. British Medical Journal 330: 218-223.

 

Come si misura il radon

In questa sottosezione sono riportati i requisiti essenziali per misurare adeguatamente la concentrazione di radon nella propria abitazione o luogo di lavoro, tramite dispositivi e protocolli appropriati.

IN SINTESI

  • Misurare la concentrazione di radon è il modo più affidabile per sapere quanto radon c’è nella propria abitazione (e nel proprio luogo di lavoro).
  • Stime della concentrazione di radon in una specifica abitazione o luogo di lavoro basate su valori medi misurati in altri edifici della stessa zona o su misure di radon nel suolo non sono altrettanto affidabili.
  • Data la variabilità temporale della concentrazione di radon, una valutazione adeguata della concentrazione media deve basarsi su misure di durata complessiva di un anno.
  • I rivelatori più appropriati per tali misure, tenuto conto della loro piccola dimensione e costo oltre che della loro affidabilità, sono i rivelatori a tracce.

——————————————————————————

La misura diretta della concentrazione di radon nell’aria interna agli edifici (indoor) è il modo più affidabile, nonché semplice ed economico, per quantificare la presenza di radon in essi, con cui valutare il rischio associato e verificare l’eventuale superamento dei livelli stabiliti dalla normativa.

Stime della concentrazione di radon in una specifica abitazione o luogo di lavoro basate su valori medi misurati in altri edifici della stessa zona (ricavabili consultando mappe di radon trovate su internet) sono molto meno affidabili a causa della notevole variabilità delle concentrazione di radon in edifici anche adiacenti.
Analogo discorso vale per stime basate su misure di radon nel suolo perché la quantità di radon che penetra nell’edificio dipende moltissimo dalle caratteristiche dell’edificio stesso e non solo da quanto radon è presente nel suolo. Inoltre, le misure di concentrazione di radon nel suolo costano molto di più delle misure di radon nell’aria interna agli edifici.

La concentrazione di radon indoor non è costante ma varia nel tempo, con alcuni andamenti tipici: generalmente è più alta di notte e più bassa di giorno, più alta in inverno e più bassa in estate. Per tener conto di queste variazioni, le misure di concentrazione di radon si effettuano generalmente su un periodo molto lungo, preferibilmente di un anno, o per più periodi consecutivi della durata complessiva di un anno. Infatti, il rischio associato all’esposizione al radon si valuta attraverso la misura di concentrazione media annuale e i livelli di riferimento previsti dalla normativa sono espressi in termini di concentrazione media annuale.

I dispositivi più diffusi (e più economici) con cui si misura la concentrazione media di radon per lunghi periodi sono costituiti da rivelatori a tracce (gli LR115 e i CR-39 sono i più diffusi in Italia) che sono sensibili alle radiazioni alfa emesse dal radon e dai suoi prodotti di decadimento. Infatti tali radiazioni lasciano nei rivelatori delle tracce molto piccole che sono rese visibili a microscopio tramite un trattamento di sviluppo chimico effettuato in laboratorio. Dal conteggio delle tracce si risale alla concentrazione media di radon nel periodo di esposizione del rivelatore.

I rivelatori a tracce sono posti all’interno di piccoli contenitori, facilmente posizionabili all’interno dei locali da misurare (per le abitazioni, generalmente in camera da letto e/o in stanza da pranzo), e con essi è possibile eseguire misure di concentrazione di radon integrate su periodi temporali lunghi (come i 12 mesi richiesti dalla normativa italiana sui luoghi di lavoro).

E’ raccomandabile avvalersi di laboratori (pubblici o privati) accreditati o comunque qualificati. Le ARPA/APPA di alcune Regioni/Province Autonome, oltre che il Servizio Radon dell’Istituto di Radioprotezione dell’ENEA, forniscono su richiesta (generalmente a pagamento) un servizio di misura di radon basato su questi rivelatori. La singola misura di radon ha generalmente un costo non superiore a qualche decina di euro.

Nell’ambito di azioni di risanamento per la riduzione della concentrazione di radon si effettuano spesso misure di breve durata (da qualche ora fino a qualche settimana), generalmente con strumenti molto più costosi dei rivelatori a tracce. La verifica finale dell’efficacia di tali azioni di risanamento va comunque effettuata mediante misure di concentrazione annuale con rivelatori a tracce.