Archivio Nazionale Radon

L’Archivio Nazionale Radon (ANR)

IN SINTESI
  • L’ANR è uno strumento fondamentale del Piano Nazionale Radon nell’ambito del quale vengono raccolti e analizzati dati ed informazioni sul radon in Italia.
  • I due principali obiettivi dell’ANR sono: 1) la valutazione del rischio di tumore al polmone attribuibile all’esposizione al radon in Italia; 2) la valutazione dell’efficacia dei programmi per la riduzione di tale rischio e la conseguente pianificazione ottimizzata di nuovi programmi.

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A) FINALITÀ DELL’ANR

L’Archivio Nazionale Radon (ANR) è uno strumento fondamentale, previsto dal Piano Nazionale Radon, per raccogliere dati che permettano di valutare il rischio di tumore polmonare in Italia connesso all’esposizione al radon e permettere una pianificazione ottimizzata dei programmi di riduzione di tale rischio.

Come previsto dal Piano Nazionale Radon, la gestione dell’ANR è affidata all’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con altri enti e strutture nazionali e territoriali che si occupano del problematiche connesse all’esposizione al radon.

I dati e le informazioni via via raccolte nell’ANR sono elaborati dall’ISS, insieme agli enti coinvolti, al fine di:

  1. valutare lo stato di avanzamento delle attività sul territorio;
  2. trovare indicatori per l’identificazione di edifici con alte concentrazioni di radon, sia all’interno che al di fuori delle aree a maggior rischio radon (le cosiddette radon-prone area);
  3. stimare quantitativamente (ed aggiornare in presenza di nuovi dati) il rischio connesso all’esposizione al radon;
  4. valutare l’efficacia dei programmi e normative per la riduzione del rischio radon;
  5. valutare il potenziale impatto di nuove normative internazionali e nazionali.

In particolare nell’ANR sono presenti dati di concentrazione di radon in abitazioni presenti in oltre 3500 comuni italiani, nella metà dei quali sono state effettuate misure in almeno 5 abitazioni.

Alla pagina Quanto radon c’è in Italia nelle abitazioni, sono disponibili, per ciascuna Regione e Provincia Autonoma italiana, tabelle riassuntive sui dati di radon per i comuni con almeno 5 abitazioni misurate.

Nell’ambito delle attività dell’Archivio Nazionale Radon si sta lavorando per permettere la ricerca (o comunque la richiesta) di informazioni relative a tutti i dati presenti nell’Archivio. Tali informazioni verranno, in ogni caso, rese disponibili nel rispetto della legge sulla privacy, presentando cioè i dati in forma aggregata.

Si ribadisce che informazioni su misurazioni effettuate anche nello stesso Comune non permettono di stimare adeguatamente la concentrazione di radon in uno specifico edificio/abitazione.
In altri termini, per conoscere la concentrazione di radon nella propria abitazione è necessario procedere a misurazione diretta per mezzo di dispositivi e protocolli adeguati.

 

B) TIPOLOGIE DI DATI RACCOLTI NELL’ANR

La raccolta nell’Archivio Nazionale Radon di dati e informazioni sulle attività svolte in Italia sul radon (riportate in sintesi nella sezione Attività in Italia) ha preso il via nel 2007 ed è proseguita nel corso degli anni, strutturandosi nei seguenti argomenti (ai rispettivi link una sintesi delle informazioni contenute per ciascun argomento):

  1. campagne di misura della concentrazione di radon;
  2. stato di attuazione della normativa italiana sul radon nei luoghi di lavoro;
  3. azioni di risanamento (in edifici esistenti) e di prevenzione (in edifici da costruire); 
  4. attività di formazione degli operatori; 
  5. attività di informazione della popolazione;
  6. attività normative e regolatorie relative alla prevenzione e protezione dal radon promosse in ambito nazionale e regionale.

 

Campagne di misura

In questa sottosezione sono riportate in sintesi le informazioni raccolte nell’Archivio Nazionale Radon sulle campagne di misura della concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro effettuate da enti pubblici nazionali e regionali.

IN SINTESI
  • In Italia, enti ed istituzioni sia nazionali che regionali hanno già effettuato molte decine di campagne di misura allo scopo di valutare (e approfondire) come è distribuito il radon sul territorio e di avere stime rappresentative dell’esposizione al radon della popolazione.
  • Al momento (agg. 2018-2019) i dati di misurazioni di concentrazione di radon nei luoghi chiusi (indoor) già inseriti e validati sono oltre 50 000, di cui circa 35 000 relativi alle abitazioni, 8 000 relativi a edifici scolastici e 8000 relativi a luoghi di lavoro.
  • La tabella di sintesi (Tabella 1) riporta, Regione per Regione, i numeri di unità misurate (abitazioni, scuole e luoghi di lavoro) in indagini sulla concentrazione di radon, condotte dagli enti preposti.

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Le campagne di misura della concentrazione di radon nei luoghi chiusi (indoor) sono indagini effettuate su un campione di abitazioni (o di scuole e luoghi di lavoro) allo scopo di stimare la distribuzione dei livelli di concentrazione di radon in tali tipologie di edifici e, di conseguenza, valutare l’esposizione al radon della popolazione, degli studenti e dei lavoratori. Al fine di raggiungere tali scopi le campagne di misura devono avere adeguate caratteristiche di rappresentatività. Alcune campagne di misura sono state effettuate anche (o solo) al fine di individuare le aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon (le cosiddette radon prone areas), secondo quanto previsto dal D.Lgs 241/00 (che ha modificato il D.Lgs. 230/95).

Le misure effettuate nell’ambito di queste campagne sono state eseguite generalmente su un periodo di esposizione complessivo di un anno, in modo da misurare con maggiore accuratezza e precisione (rispetto a misure di durata inferiore) la concentrazione media annuale di radon, richiesta dalla attuale normativa italiana sui luoghi di lavoro e dalla nuova direttiva europea (2013/59/Euratom) per tutte le tipologie di edifici.

Occorre sottolineare che le mappe di radon prodotte nell’ambito di alcune di queste campagne di misura permettono di individuare le aree in cui la concentrazione media di radon è più alta, ma non permettono di conoscere quanto radon c’è nella propria abitazione, per la conoscenza della quale occorre necessariamente eseguire una semplice di misura di radon al suo interno con dispositivi e protocolli adeguati (vedi la sottosezione Come si misura il radon  della pagina Quanto radon c’è … ).

Come risulta dall’Archivio Nazionale Radon, in Italia sono state effettuate circa 40 campagne di misura della concentrazione di radon nelle abitazioni, di cui 11 con campionamento effettuato su scala regionale, 2 su scala nazionale, ed il restante su scala sub-regionale (provinciale o comunale) per un totale di circa 36 000 abitazioni coinvolte.
Nelle scuole sono state effettuate circa 30 campagne di misura, in un totale di circa 8 300 edifici scolastici coinvolti e circa 20 000 locali misurati.
Per i luoghi di lavoro sono state portate a termine circa 10 campagne di misura, di cui tre su scala nazionale, per un totale di circa 7 500 edifici coinvolti.

Nella Tabella 1 sono riportati, Regione per Regione, i numeri di unità misurate (abitazioni, scuole e luoghi di lavoro) in indagini sulla concentrazione di radon, condotte dagli enti preposti.
Le indagini sono state separate in indagini condotte su scala nazionale ed indagini condotte su scala regionale o sub regionale. La fonte dei dati riportati in tabella è l’Archivio Nazionale Radon e i dati sono aggiornati al 2013.

Tabella 1: Numero di unità misurate in indagini sulla concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro (LL) condotte dagli enti preposti (agg. 2013)

Tabella 1: Numero di unità misurate in indagini sulla concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro (LL) condotte dagli enti preposti (agg. 2013)

Si noti che questi numeri non includono le misure di concentrazione di radon effettuate su richiesta di privati cittadini o esercenti (per i luoghi di lavoro) con le quali generalmente non è possibile ottenere stime rappresentative dell’esposizione al radon della popolazione generale nella Regione considerata, come già spiegato nella pagina Quanto radon c’è …

Come riportato nel testo del Piano Nazionale Radon del 2002, la caratterizzazione della presenza di radon negli edifici di una Regione è un processo a stadi, nel quale ogni stadio utilizza e approfondisce i risultati dello stadio precedente. Quindi le campagne di misura citate hanno spesso caratteristiche più o meno diverse in considerazione di ciò. Ad esempio ci sono campagne di misura finalizzate a dare una stima sia pur approssimativa della situazione dell’intero territorio regionale, ed altre finalizzate ad approfondire la situazione di alcune aree tramite un numero di misure relativamente più elevato.

Informazioni sintetiche riguardanti le campagne di misura effettuate su scala regionale e sub-regionale dagli enti istituzionalmente preposti sono riportate nella sottosezione campagne di misura – Attività regione per regione nella pagina Attività. In tale sottosezione sono presenti anche i link alle pagine web dei siti regionali (ARPA/APPA) consultabili per ulteriori informazioni su tali campagne.

Oltre che nell’aria interna agli edifici, misure di concentrazione di radon sono state eseguite anche in altre matrici quali acqua e suolo, con un numero di siti o punti di prelievo sostanzialmente inferiore (circa 3700).

 

Azioni di prevenzione e risanamento

In questa sottosezione sono riportate alcune informazioni (tratte da quanto raccolto nell’Archivio Nazionale Radon) sulle attività svolte da enti pubblici nazionali e regionali su:
A) azioni di prevenzione in edifici in fase di costruzione;
B) azioni di risanamento in edifici esistenti

IN SINTESI
  • Applicare accorgimenti tecnici per ridurre l’ingresso del radon nella fase di costruzione degli edifici (o di ristrutturazioni che coinvolgono la parte dell’edificio a contatto col suolo) è meno costoso e più efficace che intervenire in un edificio già costruito.
  • Queste azioni di prevenzione non sono attualmente obbligatorie in Italia, ma nel 2008 sono state raccomandate dal comitato scientifico del Piano Nazionale Radon e sono previste dalla nuova direttiva europea in materia (2013/59/Euratom).
  • Negli edifici esistenti, azioni di risanamento sono state effettuate finora in circa 350 edifici (di cui circa 200 scuole, 90 abitazioni e circa 60 luoghi di lavoro).
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A) AZIONI DI PREVENZIONE IN EDIFICI IN FASE DI COSTRUZIONE 

Queste azioni consistono in particolari accorgimenti, attuati durante la costruzione di un edificio, per ridurre l’ingresso di radon dal suolo e quindi ridurre anche la probabilità che nell’edifico costruito si raggiungano alte concentrazioni di radon.
Gli stessi accorgimenti possono spesso essere applicati in caso di ristrutturazioni che coinvolgono la parte dell’edificio a contatto col suolo.
Applicare misure di prevenzione in fase di costruzione degli edifici ha un costo inferiore ed un’efficacia superiore rispetto ad intervenire negli edifici già costruiti.
Inoltre, è stato dimostrato che effettuare azioni di prevenzione in tutti i nuovi edifici ha un effetto molto più rilevante (in termini di riduzione del numero di casi di tumore polmonare attribuibili al radon) rispetto a limitare le azioni di prevenzione ai soli edifici in zone a maggiore presenza di radon (OMS, 2009).
Nell’ambito delle attività del PNR, è stata prodotta nel 2008 una Raccomandazione (vedi Allegati) per includere nei regolamenti edilizi dei semplici ed economici accorgimenti costruttivi al fine di ridurre l’ingresso del radon in TUTTI i nuovi edifici.
Questa raccomandazione è stata già adottata da alcune Regioni e Comuni, ed una sua applicazione a tutto il territorio nazionale è prevedibile a seguito dell’approvazione (avvenuta il 5 dicembre 2013) della nuova Direttiva europea in tema di radioprotezione (2013/59/Euratom).

B) AZIONI DI RISANAMENTO IN EDIFICI ESISTENTI 

Si tratta di interventi volti a ridurre la concentrazione di radon in edifici in cui è stata riscontrata un’elevata concentrazione.
L’efficacia ed il costo delle azioni di risanamento dipendono dalla tipologia di edificio, ma in generale tali azioni hanno costo più alto rispetto alle azioni di prevenzione. Tuttavia, se effettuate in fase di ristrutturazione generale dell’edificio, l’efficacia del risanamento aumenta ed i costi diminuiscono.
Dall’Archivio Nazionale Radon risulta che sono stati effettuati – da parte di enti istituzionali (soprattutto ARPA/APPA) – risanamenti in un totale di 347 locali, di cui 202 all’interno di edifici scolastici, 90 in abitazioni, e il restante (55) in altre tipologie di ambienti (uffici, istituti di credito, ecc.).
Nell’ambito delle attività dell’ANR, è un corso una raccolta di informazioni e dati relativi alle tipologie di azioni di risanamento utilizzate in Italia. Tale richiesta di informazioni è indirizzata sia alle strutture pubbliche che alle strutture private che hanno effettuato azioni di risanamento in Italia.

Allegati:
PNR-Ccm (2008): Raccomandazione sull’introduzione di sistemi di prevenzione dell’ingresso del radon in edifici di nuova costruzione

 

Formazione degli operatori

In questa sottosezione sono riportate alcune informazioni, tratte da quanto raccolto nell’Archivio Nazionale Radon, sulle attività di formazione.

IN SINTESI

  • La formazione degli operatori, che a diverso titolo possano svolgere attività connesse alle problematiche riguardanti l’esposizione al radon, costituisce un aspetto essenziale del Piano Nazionale Radon in quanto ha lo scopo di garantire che tali attività siano svolte in modo adeguato.
  • Diversi corsi di formazione sono stati realizzati in questi anni, da parte di strutture regionali e nazionali. E’ evidente la necessità che tali corsi, dovunque vengano fatti, forniscano un livello uniforme di formazione, e quindi la necessità che vengano elaborati dei corsi standard, specifici per le diverse figure professionali coinvolte nelle diverse attività.

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A causa della varietà delle attività connesse alla tematica radon – dall’esecuzione corretta delle misure di concentrazione di radon, all’individuazione delle aree a rischio, alla scelta delle azioni di risanamento (o di prevenzione) adeguate, oltre che alla diffusione di una corretta informazione ai cittadini sui rischi associati all’esposizione al radon – la formazione necessaria a svolgerle in maniera adeguata coinvolge un vasto numero di operatori che lavorano in ambiti differenti: operatori del Servizio Sanitario Nazionale (operatori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL, dei Dipartimenti Provinciali delle ARPA, medici di base, pediatri, etc.), operatori dei Servizi di Prevenzione nell’ambito pubblico o privato, personale degli uffici tecnici comunali e provinciali, insegnanti, ecc.

In questi anni, soprattutto a seguito dell’approvazione della legge sul radon nei luoghi di lavoro (D.Lgs 241/00), le attività di formazione sono state svolte sia da enti istituzionali nazionali (ISS, INAIL – ex ISPESL, ENEA) sia da enti regionali (ARPA, USL) essenzialmente attraverso corsi di formazione, indirizzati agli operatori della prevenzione sanitaria (di enti pubblici e privati) ed, in misura minore, ai professionisti del comparto dell’edilizia (architetti, ingegneri) destinatari naturali dei corsi tecnici sulle azioni di risanamento.

In ambito regionale, 20 sono le attività di formazione raccolte nell’Archivio Nazionale Radon (ANR). Tali attività sono state svolte in 8 Regioni italiane la maggior parte di queste (16) è stata effettuata tramite corsi (o lezioni/seminari/giornate di studio) in cui i vari aspetti della tematica radon sono stati affrontati in maniera generale; 3 corsi, invece, hanno affrontato nel dettaglio argomenti tecnici inerenti le azioni di risanamento negli edifici.

Nel 2011, nell’ambito delle attività connesse con il Piano Nazionale Radon, è stato organizzato dall’ISS il corso “Il radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro: esposizioni, rischi sanitari, normative e interventi di risanamento/prevenzione”. Il corso, della durata di due giorni, ha previsto lezioni generali su diversi argomenti relativi alla tematica radon. In particolare, tale corso ha posto le basi per la definizione di un corso standard indirizzato agli operatori del SSN che svolgono attività connesse con la problematica radon, con particolare riguardo alla verifica della corretta applicazione della normativa vigente ed alla tipologia ed alla qualità dell’informazione da trasferire all’utenza del SSN.

 

Informazione della popolazione

In questa sottosezione è riportata una breve panoramica, tratta da quanto raccolto nell’Archivio Nazionale Radon, sulle attività di informazione della popolazione.

IN SINTESI

  • Le attività di informazione della popolazione generale si sono generalmente sviluppate in occasione di campagne di misura della concentrazione di radon nelle abitazioni.
  • L’attuale mezzo prevalente per l’informazione della popolazione generale, sia a livello nazionale che regionale, consiste nella realizzazione e aggiornamento di pagine web dedicate al radon.

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Attività di informazione alla popolazione sulla tematica radon accompagnano generalmente le attività di monitoraggio della concentrazione di radon negli edifici, in particolare nelle abitazioni.

In Italia, ampie attività di informazione sono state quindi effettuate nell’ambito della prima Indagine Nazionale sulla radioattività naturale nelle abitazioni degli anni 90, per mezzo di assemblee pubbliche, di convegni nazionali/regionali e la pubblicazione di opuscoli informativi destinati ai partecipanti alla campagna di misura.
Anche le campagne di misura successive a questa indagine nazionale sono state generalmente accompagnate da attività di informazione della popolazione attraverso la pubblicazione di opuscoli e l’organizzazione di convegni pubblici.

Anche convegni scientifici sulle diverse tematiche connesse al radon risultano spesso occasione e strumento di informazione della popolazione generale, attraverso articoli di giornale e di altri mezzi di comunicazione che parlano di tali eventi.

Negli ultimi anni, con la progressiva diffusione della rete internet, il mezzo più efficace usato dagli enti istituzionali nazionali (ISS, ISPRA, INAIL – ex ISPESL, ENEA) e regionali (ARPA, assessorati sanità e ambiente) per informare la popolazione è diventato l’utilizzo di pagine web dedicate al radon all’interno dei rispettivi siti istituzionali (nella pagina link sono riportati i collegamenti alle suddette pagine web).

Dalle informazioni specifiche raccolte finora nell’Archivio Nazionale Radon (ANR) risulta che attività di informazione della popolazione generale o di gruppi specifici (ad esempio studenti e professori) sono state svolte in 16 Regioni, oltre a quelle a livello nazionale, generalmente in occasione di campagne di misura.

A livello regionale sono stati distribuiti opuscoli divulgativi (in Abruzzo, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Provincia autonoma di Trento e Umbria), organizzati convegni e assemblee pubbliche (in Sicilia, nella Provincia autonoma di Trento, in Umbria e in Veneto), ed effettuati seminari nelle scuole (in Friuli-Venezia Giulia, in Piemonte ed in Veneto).
Analoghe attività sono state svolte da enti nazionali.

Ma, come già detto, l’attuale mezzo prevalente per l’informazione della popolazione generale, sia a livello nazionale che regionale, consiste nella realizzazione e aggiornamento di pagine web dedicate al radon, censite nell’Archivio Nazionale Radon e elencate nella sezione.

 

Altre attività regolatorie promosse dalle Regioni

In questa sottosezione è riportata una breve panoramica su quanto è stato fatto in alcune Regioni allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali in ambito normativo e regolatorio.

IN SINTESI

  • Diverse Regioni hanno emanato atti regolatori allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali in ambito normativo e regolatorio.
  • Ciò è generalmente avvenuto a seguito del D.Lgs. 241/00 (che ha modificato il D.Lgs. 230/95), che regolamenta, in modo cogente, anche la protezione dal radon nei luoghi di lavoro.
  • Ad oggi, solo la Regione Toscana ha proceduto all’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon, ai sensi del D.Lgs 230/95 e s.m.i.

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Diverse Regioni hanno emanato atti regolatori allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali (contenute nel D.Lgs. 230/95 e s.m.i.) in ambito normativo e regolatorio.
Di seguito sono elencati e sinteticamente descritti i principali atti regolatori emessi dalle Regioni.

Nel 2013, in Veneto, è stata emessa una legge regionale (20/2013) Prevenzione e salvaguardia dal rischio gas radon, solo ultimo tra gli atti regolatori che la Regione ha emanato dal 2002 in materia. Tale legge prevede (entro un anno dalla sua entrata in vigore) che il Consiglio regionale approvi un Piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon, in coerenza con il Piano Nazionale Radon. In particolare, tale Piano regionale dispone: 1) l’Individuazione delle zone e dei luoghi di lavoro ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon e 2) l’adozione di prescrizioni costruttive e di accorgimenti tecnici nelle nuove edificazioni.

Nel 2012, in Toscana, con una Delibera della Giunta Regionale ( DGR 1019/2012 ) si è proceduto all’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon, così come previsto dal D.Lgs 230/95 e s.m.i. In particolare sono stati identificati, sulla base dei risultati delle indagini svolte in Toscana, 13 Comuni per i quali la percentuale stimata di abitazioni con concentrazione di radon superiore a 200 Bq/m3è risultata pari ad almeno il 10%.
Inoltre, per quanto riguarda la prevenzione degli edifici da costruire, si segnala che nel Regolamento per l’Edilizia Bio-Eco Sostenibile – sezione “Norme e Requisiti alla Prestazioni dell’edificio” – si prescrive l’obbligo di “valutare il rischio radon in base alla mappatura regionale e di adottare strategie progettuali atte a evitare l’ingresso di radon negli ambienti confinati”. Tale regolamento è stato adottato, ad oggi, in 6 Comuni della Regione.

Nel 2011 (aggiornate nel 2018), la Regione Lombardia ha approvato le Linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor (Decreto 12678 del 21-12-2011) che rappresentano uno strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e per i costruttori di edifici e mirano a fornire indicazioni tecniche, sia per ridurre l’esposizione al radon nel caso di edifici esistenti sia a prevenire la presenza di radon negli edifici di nuova realizzazione, anche in sinergia con gli interventi finalizzati al risparmio energetico.
Inoltre la Regione ha inviato una nota (H1.2011.0037800 del 27.12.2011) in cui si sollecita i Comuni ad attivare entro 3 anni dall’emanazione di tale nota, le procedure per la revisione dei Regolamenti Edilizi Comunali (REC) e ad adottare norme tecniche basate sulle citate Linee guida.
Al 31.12.2013 sono 141 (su 1544) le Amministrazioni Comunali, tra cui Milano, che hanno integrato il REC tenendo conto delle Linee guida, ma sono numerosi i Comuni che hanno avviato analoghe procedure di adozione/integrazione del REC.

Nel 2010, in Piemonte è stata emessa una legge regionale (5/2010) Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti, contenente, all’articolo 11, disposizioni su Prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon. Le disposizioni riguardano l’individuazione delle aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon e l’adozione di criteri per la predisposizione di progetti di recupero e risanamento degli edifici a rischio, per la pianificazione urbanistico territoriale e per la progettazione e costruzione delle nuove edificazioni.

Nel 2006, in Friuli-Venezia Giulia è stata approvato dalla Giunta Regionale il Regolamento recante requisiti e modalità per la realizzazione, l’organizzazione, il funzionamento e la vigilanza nonché le modalità per la concessione dell’autorizzazione al funzionamento dei nidi d’infanzia ai sensi dell’articolo 13, comma 2, lettera a) e d) della legge regionale 20/2005. Nelle Norme tecniche ed indicazioni sui requisiti strutturali e funzionali dei nidi d’infanzia di tale regolamento si stabilisce che negli edifici adibiti a nidi d’infanzia non siano presenti concentrazioni di gas radon superiori a quelle raccomandate nel 1990 dall’Unione Europea per gli edifici ad uso abitativo (ossia 400 Bq/m3 per gli edifici esistenti e 200 Bq/m3 per gli edifici da costruire).

Nel 2005, nel Lazio è stata emessa la legge regionale (14/2005) Prevenzione e salvaguardia dal rischio radon prevede che la Regione adotti un piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon, che contiene disposizioni che riguardano l’individuazione delle aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon e l’adozione di criteri per la predisposizione di progetti di recupero e risanamento degli edifici a rischio.

Infine, nel 1998, nella Provincia autonoma di Bolzano è stato introdotto un passo sul radon nel formulario di richiesta di concessione edilizia, allo scopo di invitare il cittadino ad informarsi in merito al problema radon presso il proprio Comune o presso il laboratorio dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente della Provincia.