Attività

Attività in Italia

IN SINTESI

  • Dati sulle attività svolte in Italia sono raccolti nell’Archivio Nazionale Radon. In una prima fase sono stati raccolti solo dati relativi alle attività svolte dagli enti pubblici preposti.
  • Complessivamente sono state svolte molte decine di campagne di misura, di cui 5 nazionali, coinvolgendo un totale di circa 36 000 abitazioni, 8 300 scuole e 7 500 luoghi di lavoro.
  • Complessivamente sono state svolte azioni di risanamento in oltre 300 edifici (di cui circa 160 scuole, circa 80 abitazioni e circa 60 luoghi di lavoro).

Campagne di misura

In questa sottosezione sono riportate in sintesi le informazioni raccolte nell’Archivio Nazionale Radon sulle campagne di misura della concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro effettuate da enti pubblici nazionali e regionali.

IN SINTESI

  • In Italia, enti ed istituzioni sia nazionali che regionali hanno già effettuato molte decine di campagne di misura allo scopo di valutare (e approfondire) come è distribuito il radon sul territorio e di avere stime rappresentative dell’esposizione al radon della popolazione.
  • Misure di concentrazione di radon nei luoghi chiusi (indoor) sono state effettuate in circa 36 000 abitazioni, 8 300 scuole e 7 500 luoghi di lavoro.
  • La tabella di sintesi (Tabella 1) riporta, Regione per Regione, i numeri di unità misurate (abitazioni, scuole e luoghi di lavoro) in indagini sulla concentrazione di radon, condotte dagli enti preposti.

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Le campagne di misura della concentrazione di radon nei luoghi chiusi (indoor) sono indagini effettuate su un campione di abitazioni (o di scuole e luoghi di lavoro) allo scopo di stimare la distribuzione dei livelli di concentrazione di radon in tali tipologie di edifici e, di conseguenza, valutare l’esposizione al radon della popolazione, degli studenti e dei lavoratori. Al fine di raggiungere tali scopi le campagne di misura devono avere adeguate caratteristiche di rappresentatività. Alcune campagne di misura sono state effettuate anche (o solo) al fine di individuare le aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon (le cosiddette radon prone areas), secondo quanto previsto dal D.Lgs 241/00 (che ha modificato il D.Lgs. 230/95).

Le misure effettuate nell’ambito di queste campagne sono state eseguite generalmente su un periodo di esposizione complessivo di un anno, in modo da misurare con maggiore accuratezza e precisione (rispetto a misure di durata inferiore) la concentrazione media annuale di radon, richiesta dalla attuale normativa italiana sui luoghi di lavoro e dalla nuova direttiva europea (2013/59/Euratom) per tutte le tipologie di edifici.

Occorre sottolineare che le mappe di radon prodotte nell’ambito di alcune di queste campagne di misura permettono di individuare le aree in cui la concentrazione media di radon è più alta, ma non permettono di conoscere quanto radon c’è nella propria abitazione, per la conoscenza della quale occorre necessariamente eseguire una semplice di misura di radon al suo interno con dispositivi e protocolli adeguati (vedi il paragrafo Come si misura il radon alla pagina  Quanto radon c’è… ).

Come risulta dall’Archivio Nazionale Radon, in Italia sono state effettuate circa 40 campagne di misura della concentrazione di radon nelle abitazioni, di cui 11 con campionamento effettuato su scala regionale, 2 su scala nazionale, ed il restante su scala sub-regionale (provinciale o comunale) per un totale di circa 36 000 abitazioni coinvolte.
Nelle scuole sono state effettuate circa 30 campagne di misura, in un totale di circa 8 300 edifici scolastici coinvolti e circa 20 000 locali misurati.
Per i luoghi di lavoro sono state portate a termine circa 10 campagne di misura, di cui tre su scala nazionale, per un totale di circa 7 500 edifici coinvolti.

Nella Tabella 1 sono riportati, Regione per Regione, i numeri di unità misurate (abitazioni, scuole e luoghi di lavoro) in indagini sulla concentrazione di radon, condotte dagli enti preposti.
Le indagini sono state separate in indagini condotte su scala nazionale ed indagini condotte su scala regionale o sub regionale. La fonte dei dati riportati in tabella è l’Archivio Nazionale Radon e i dati sono aggiornati al 2013.

 

Tabella 1: Numero di unità misurate in indagini sulla concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro (LL) condotte dagli enti preposti (agg. 2013)

Tabella 1: Numero di unità misurate in indagini sulla concentrazione di radon in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro (LL) condotte dagli enti preposti (agg. 2013)

 

Si noti che questi numeri non includono le misure di concentrazione di radon effettuate su richiesta di privati cittadini o esercenti (per i luoghi di lavoro) con le quali generalmente non è possibile ottenere stime rappresentative dell’esposizione al radon della popolazione generale nella Regione considerata, come già spiegato nella pagina Quanto radon c’è …

Come riportato nel testo del Piano Nazionale Radon del 2002, la caratterizzazione della presenza di radon negli edifici di una Regione è un processo a stadi, nel quale ogni stadio utilizza e approfondisce i risultati dello stadio precedente. Quindi le campagne di misura citate hanno spesso caratteristiche più o meno diverse in considerazione di ciò. Ad esempio ci sono campagne di misura finalizzate a dare una stima sia pur approssimativa della situazione dell’intero territorio regionale, ed altre finalizzate ad approfondire la situazione di alcune aree tramite un numero di misure relativamente più elevato.

Informazioni sintetiche riguardanti le campagne di misura effettuate su scala regionale e sub-regionale dagli enti istituzionalmente preposti sono riportate nella sottosezione Campagne di misura- attività Regione per Regione. In tale sottosezione sono presenti anche i link alle pagine web dei siti regionali (ARPA/APPA) consultabili per ulteriori informazioni su tali campagne.

Oltre che nell’aria interna agli edifici, misure di concentrazione di radon sono state eseguite anche in altre matrici quali acqua e suolo, con un numero di siti o punti di prelievo sostanzialmente inferiore (circa 3 700).

 

Campagne di misura – Attività Regione per Regione

IN SINTESI

  • In seguito alla prima Indagine Nazionale effettuata negli anni 1989-1998, in diverse Regioni sono state condotte campagne di misura su scala regionale o sub-regionale, che hanno coinvolto un numero di abitazioni maggiore (rispetto a quelle campionate nell’ambito dell’Indagine Nazionale), al fine di aumentare la conoscenza della distribuzione territoriale della concentrazione di radon.
  • Le principali informazioni su tali indagini di misura della concentrazione di radon effettuate in ambito regionale da parte di enti istituzionali preposti sono state raccolte nell’Archivio Nazionale Radon (ANR).

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In seguito all’Indagine Nazionale in abitazioni effettuata negli anni 1989-1998, molte Regioni hanno effettuato campagne di misura su scala regionale e/o sub-regionale. La maggior parte di tali campagne sono state effettuate per aumentare la conoscenza della distribuzione di radon sul territorio e, in alcuni casi, al fine di individuare le aree regionali ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon (radon prone areas).
Per ogni Regione, informazioni sulle più estese campagne di misura effettuate sul territorio regionale (cioè che hanno coinvolto più di 2 Comuni) sono riportate di seguito.
Ove presenti, per ciascuna Regione, sono riportati anche i link alle pagine web dei siti regionali (ARPA/APPA) consultabili per ulteriori informazioni.

ABRUZZO
Nel biennio 1993-1995 l’ASL-PMIP di Pescara ha condotto un’estesa campagna di misura negli asilo nido e nelle scuole materne di tutta la Regione, coinvolgendo quasi tutte le strutture scolastiche, per totale di circa 500 edifici monitorati.
In seguito, nel 2005-2008, l’ARTA Abruzzo ha condotto un’indagine regionale volta a individuare le “radon prone areas” con una mappatura del territorio suddiviso in maglie regolari in fase di campionamento, che ha coinvolto circa 1300 tra abitazioni, luoghi pubblici e luoghi di lavoro.

Infine, nel 2008-2012, è stata effettuata una seconda indagine regionale, progettata in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, allo scopo di avere una stima della distribuzione di radon rappresentativa dell’esposizione della popolazione. In particolare, in questa seconda campagna di misura sono state campionate circa 400 abitazioni con diverse tipologie edilizie, a differenza di quanto fatto per la prima indagine (per la quale si sono scelte preferenzialmente abitazioni al piano terra).

Per maggiori informazioni sulle attività svolte in Abruzzo si consulti la pagina:

https://www.artaabruzzo.it/radon.php
https://www.artaabruzzo.it/download/pubblicazioni/20170615_SP_rn.pdf

BOLZANO (PROVINCIA AUTONOMA)
Dopo l’indagine nazionale del 1991 nelle abitazioni, la prima indagine estesa su tutto il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano è stata effettuata, nel 1992-1993, dall’APPA Bolzano in un campione di circa 120 scuole (elementari e asili) dislocate in 75 Comuni.

In seguito, l’APPA di Bolzano ha completato nel 2003 l’indagine per la realizzazione della mappatura del radon per tutto l’Alto Adige, che ha coinvolto tutti i comuni della provincia. Per tale indagine sono state effettuate misure in almeno 20 abitazioni per comune. I risultati della campagna sono disponibili sulle pagine dedicate al radon dell’APPA Bolzano:
http://www.provincia.bz.it/agenzia-ambiente/radiazioni/radon.asp

Al 2013, nella Provincia Autonoma di Bolzano sono state effettuate misure di concentrazione di radon in circa 3 000 abitazioni, 800 edifici scolastici ed in circa 1 000 luoghi di lavoro.

CALABRIA
In Calabria è in corso un’indagine di misura (a cura di ARPACAL) in 4 Province della Regione (Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia) in cui misure di concentrazione di radon sono già state effettuate in oltre 500 abitazioni presenti nel territorio di 67 Comuni. In precedenza, campagne di misura più ridotte sono state condotte sia in abitazioni che scuole e luoghi di lavoro, soprattutto in Comuni della Provincia di Catanzaro e Crotone, e portate avanti nell’ambito di una collaborazione tra ARPACAL e ASP di Catanzaro, per un totale di circa 130 edifici coinvolti.

Sul sito dell’ARPACAL è possibile scaricare il “Report sulla radioattività naturale”, che contiene informazioni anche sulle attività di monitoraggio del radon svolte nella Regione.
http://www.arpacal.it/allegati/reportradio2011.pdf

EMILIA-ROMAGNA
Dal 1993 al 1994, in Emilia-Romagna è stata effettuata un’indagine estesa che ha coinvolto 607 edifici scolatici (per un totale di circa 1600 locali in cui sono state eseguite misure) distribuiti su tutto il territorio regionale (circa 250 Comuni coinvolti).
L’indagine è stata svolta da ARPA Emilia-Romagna (ARPA ER), in collaborazione con altri enti (come le USL, gli uffici comunali), ed è stata coordinata dall’Assessorato alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna.
Più recentemente, nel biennio 2010-2011, l’ARPA ER ha effettuato un’indagine in circa 140 abitazioni dislocate in 19 Comuni della Regione, posti in prossimità di faglie attive.

Informazioni sulle attività svolte in Emilia-Romagna sono disponibili all’indirizzo:
http://www.arpa.emr.it/dettaglio_generale.asp?id=1736&idlivello=1339

FRIULI-VENEZIA GIULIA
In Friuli-Venezia Giulia, sono state condotte diverse campagne di misura da parte dell’ARPA FVG. In particolare, sono state effettuate misure in tutti gli edifici scolastici esistenti (inclusi gli asili nido) nella Regione, per un totale di oltre 10 000 misure in oltre 1500 edifici. Inoltre, ulteriori misure di concentrazione di radon vengono effettuate, di anno in anno, nelle nuove sedi scolastiche o nel caso di ampliamenti di strutture già esistenti.

Inoltre, in Friuli-Venezia Giulia, negli anni 2000-2006, sono state effettuate campagne di misura in abitazioni dislocate sul tutto il territorio regionale coinvolgendo circa 800 abitazioni, oltre che campagne più approfondite all’interno di alcuni Comuni della Regione al fine di “mappare” il territorio di tali Comuni.

Nel 2005-2007, infine, è stato portato a termine un progetto volto ad ottenere una prima indicazione della distribuzione della concentrazione di radon su scala regionale e utile anche per la definizione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon (Radon Prone Areas), prevista dalla normativa vigente.
Nell’ambito di tale indagine sono state effettuate misure in locali al piano terra di circa 2500 abitazioni dislocate in tutti i Comuni della Regione.

Ulteriori informazioni sono disponibili alla pagina, a cui è possibile accedere ai risultati di quest’ultima campagna consultando la mappa regionale:
http://www.arpaweb.fvg.it/mr/gmapsmr.asp

LAZIO
Nel Lazio, tra il 2004 e il 2010, sono state effettuate, dall’ARPA Lazio in collaborazione con l’ISPRA, campagne di misura in tutte le Province della Regione volte ad individuare le aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon. Le misure sono state condotte, con la collaborazione della Regione Lazio e dei Comuni e delle Province interessate, in circa 5 300 abitazioni dislocate in tutti i comuni della Regione.

I risultati delle campagne di misura effettuate sono disponibili sul sito dell’ARPA Lazio alla pagina:
http://www.arpalazio.gov.it/ambiente/radioattivita/radonlaz.htm

In precedenza, negli anni 1997-1998, è stata condotta dall’Istituto Superiore di Sanità un’estesa indagine epidemiologica che ha interessato circa 1 700 abitazioni dislocate prevalentemente nella provincia di Roma. I risultati di tale indagine, analizzati insieme a quelli di altre 12 indagini epidemiologiche effettuate in altri Paesi europei, hanno permesso di evidenziare un aumento di rischio di tumore polmonare statisticamente significativo all’aumentare dell’esposizione al radon nelle abitazioni (si veda il paragrafo “STUDI EPIDEMIOLOGICI SU RADON E TUMORE POLMONARE” alla pagina Effetti sulla salute).

LIGURIA
In Liguria, è stata recentemente condotta (nel 2010-2011) da parte dell’ARPAL un’indagine preliminare in circa 60 abitazioni dislocate all’interno di 4 Comuni della Provincia di Savona.

LOMBARDIA
In Lombardi sono state condotte da ARPA Lombardia due campagne di misura su scala regionale nel periodo che va dal 2003 al 2010.
In particolare, la prima indagine è stata effettuata nel 2003-2004 in locali posti al piano terra di circa 1600 abitazioni, 1300 luoghi di lavoro e 500 scuole.

La seconda indagine, svolta nel 2009-2010, ha coinvolto circa 1000 abitazioni e 50 luoghi di lavoro distribuiti in 7 provincie della Regione (Bergamo, Brescia, Lodi, Mantova, Milano, Sondrio, Varese). Quest’ultima indagine, pianificata in modo da essere rappresentativa dell’esposizione al radon della popolazione, è stata condotta dalla Regione Lombardia nell’ambito delle attività del Piano Nazionale Radon, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.

I risultati di questa nuova campagna di misura sono descritti nel rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia scaricabile dal sito dell’ARPA Lombardia alla pagina:
http://ita.arpalombardia.it/ita/RSA_2010-2011/index.html

MOLISE
Recentemente, alla fine del 2013, è stata portata a termine da parte di ARPA Molise una campagna di misura in 42 edifici scolastici dislocati nel territorio di 7 Comuni della Regione, allo scopo di acquisire dati utili ai fini dell’individuazione delle aree a rischio radon.
La Regione ha in programma, inoltre, un piano di monitoraggio del radon in tutte le scuole del Molise da portare avanti con la collaborazione dell’ARPA.

PIEMONTE
In Piemonte è stato effettuato da ARPA Piemonte uno studio volto all’individuazione delle aree a maggior probabilità di elevate concentrazioni di radon, utilizzando dati raccolti nell’ambito di indagini diverse condotte tra il 1993 e il 2005, sia in abitazioni (ai piani terra) che in scuole.
Se si escludono le misure effettuate nell’ambito dell’Indagine Nazionale, la mappatura è stata fatta utilizzando misure di concentrazione di radon eseguite in circa 1500 abitazioni e circa 600 edifici scolastici dislocati in più di 300 Comuni.

Una stima della concentrazione media di radon (rappresentativa del territorio, ma non della popolazione) è stata fatta per ogni comune della regione. Per la stima del radon, in comuni nei quali nessuna misura è stata effettuata, si sono usati indicatori geologici correlati con la concentrazione di radon.

La descrizione dettagliata della metodologia, delle tecniche e dei risultati è riportata nella pubblicazione “La mappatura del radon in Piemonte-Il radon: un progetto per il Piemonte” del 2009, a cura di ARPA Piemonte e scaricabile all’indirizzo:
http://www.arpa.piemonte.it/pubblicazioni-2/pubblicazioni-anno-2009/pdf-mappatura-radon

http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/radioattivita/radon/il-radon-in-piemonte-attivita-e-dati-del-2017/at_download/file

Recentemente, sul sito dell’ARPA Piemonte, è stata pubblicata una nuova versione della mappa di radon, aggiornata tenendo conto delle misure effettuate dal 2009 al 2013.

PUGLIA
Nell’ambito delle attività in materia ambientale, la Provincia di Lecce ha organizzato una serie di iniziative mirate al controllo della qualità ambientale tra le quali una campagna di misura del radon nelle scuole pubbliche.
La campagna di misura, promossa dal Dipartimento di Prevenzione dell’AUSL LE/1 in collaborazione con il Dipartimento di Igiene del Lavoro (INAIL) e il Dipartimento di Fisica dell’Università di Lecce, è stata organizzata e portata a termine tra il 2004 e il 2011.
Sono state misurate circa 500 scuole distribuite su tutto il territorio della Provincia (circa 1000 locali), e la concentrazione di radon media trovata è risultata essere più alta di della media regionale della Puglia stimata nell’ambito dell’Indagine Nazionale degli anni ’90.

In seguito, all’interno degli edifici scolastici nei quali sono stati trovati locali con livelli di concentrazione di radon compresi tra 400 e 500 Bq m-3, è stata effettuata, tra il 2011 ed il 2012, un’ulteriore campagna di monitoraggio nell’ambito di una Convenzione tra l’ARPA Puglia e la Provincia di Lecce. La campagna ha interessato 78 locali scolastici, situati al piano terra di 28 edifici, in cui sono state eseguite misure per due semestri consecutivi.

Per quanto riguarda i luoghi di lavoro, l’ARPA Puglia ha eseguito (nel 2004-2005) una campagna di misura in locali seminterrati ed interrati di 75 istituti di credito dislocati in 64 Comuni della Regione.

Infine, dal 2012 è in corso una campagna di misura in abitazioni della Provincia di Lecce pianificata e condotta da ARPA Puglia. Tale campagna ha coinvolto circa 200 abitazioni dislocate in 10 Comuni della Provincia di Lecce.

Ulteriori informazioni sono disponibili sulle pagine dedicate al radon del sito dell’ARPA Puglia:
http://www.arpa.puglia.it/web/guest/agentifisici_radon

SICILIA
Nel periodo 2009-2011, è stata condotta da ARPA Sicilia (in collaborazione con la Provincia di Ragusa tramite il personale del decimo Settore Geologia e Geognostica) un’estesa campagna di misura nella Provincia di Ragusa che ha coinvolto circa 400 abitazioni dislocate nel territorio di 12 Comuni. Le misure sono state effettuate nell’ambito di un “progetto pilota”, avviato in previsione della predisposizione del “Piano Radon Regionale” che prevede l’estensione dell’indagine a tutto il territorio regionale sulla base di criteri conformi a quelli stabiliti dal Piano Nazionale Radon.

Il rapporto finale “Indagine sul radon in provincia di Ragusa” è scaricabile dal sito di ARPA Sicilia e dal sito del Libero Consorzio Comunale di Ragusa (già Provincia Regionale di Ragusa).

TOSCANA
A seguito dell’indagine nazionale degli anni 90, negli anni 1992-1994 in Toscana sono state condotte due campagne di misura in circa 130 abitazioni dislocate solo in alcune zone del territorio regionale (Colline metallifere, Amiata). La prima indagine estesa a tutto il territorio regionale è stata condotta nelle scuole nel periodo 1992-1996 ed ha coinvolto circa 550 edifici scolastici.

Nel periodo 2006-2010, è stata effettuata da ARPAT una campagna di misura negli ambienti di vita e lavoro che ha coinvolto quasi 2000 abitazioni e circa 1300 fra luoghi di lavoro e scuole distribuiti in 287 comuni della Regione.
A seguito dell’indagine, la Regione Toscana ha individuato 13 Comuni ad elevata probabilità di elevate concentrazioni di radon ai sensi della D.Lgs. 241/00. I Comuni individuati sono quelli in cui almeno il 10% delle abitazioni è stimato superare il livello di riferimento di 200 Bq m-3.

I risultati completi della campagna sono disponibili sulle pagine dedicate dell’ARPAT Toscana:
http://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/radioattivita/radon/il-radon-in-toscana

Infine, l’ARPAT ha in programma, nel biennio 2014-2015, un’indagine di approfondimento negli edifici scolastici presenti sul territorio dei Comuni per i quali sono stati riscontrati (nell’ambito della precedente campagna regionale) valori di concentrazione di radon superiori a 200 Bq m-3, ma con un numero di dati ritenuto insufficiente per classificare tali Comuni come aree ad elevata probabilità di concentrazioni di radon.

Per maggiori informazioni su quest’ultima iniziativa, si veda la pagina:
http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2014/la-concentrazione-di-radon-nelle-scuole-toscane

TRENTO (PROVINCIA AUTONOMA)
Nella Provincia di Trento, le campagne di misura sono state effettuate da APPA Trento nel periodo 1993¬2007, coinvolgendo circa 1700 abitazioni dislocate in 119 comuni della Provincia. Sono state, inoltre, eseguite misure di radon anche in circa 1000 edifici pubblici (soprattutto scuole), per un totale di circa 1500 misure.

Ulteriori informazioni sono disponibili nel documento dell’APPA Trento scaricabile all’indirizzo:
http://www.appa.provincia.tn.it/binary/pat_appa/rdioattivita/gas_radon_edifici_pubblici_abitazioni.1241779557.pdf

UMBRIA
L’ARPA Umbria e l’Università di Perugia tra il 2005 e il 2010 hanno effettuato una campagna di misura che ha coinvolto circa 120 scuole (di ogni ordine e grado) dell’Umbria, finalizzata alla verifica della presenza di radon nelle aule e all’individuazione e attuazione di misure di risanamento e prevenzione.

Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo:
http://www.arpa.umbria.it/pagine/focus-sul-radon

VALLE D’AOSTA
Tra il 2004 e il 2018 l’ARPA Valle d’Aosta ha progettato e portato a termine una campagna di misura in tutti i comuni della Regione, misurando la concentrazione di radon in oltre 500 abitazioni preferibilmente situate al piano terra o piano rialzato. Sono state inoltre monitorate, durante il semestre invernale, circa 100 scuole di ogni ordine e grado e circa 40 luoghi di lavoro.

I risultati completi di entrambe le campagne di misura, sono disponibili sulle pagine dedicate al radon del sito dell’ARPA Valle d’Aosta, alla pagina:

http://www.arpa.vda.it/it/relazione-stato-ambiente/territorio-e-qualita-della-vita/radiazioni-ionizzanti/1348-livelli-di-concentrazione-di-attivita-di-radon-222-allinterno-di-edifici-indoor-terri007

VENETO
Nel 2002, col Decreto della Giunta Regionale del Veneto (DGRV) n.72, la Regione Veneto ha individuato un elenco di Comuni a rischio sulla base dei risultati dell’indagine regionale in circa 1200 abitazioni, condotta nel periodo 1996-2000 da ARPAV e coordinata dal Centro Regionale Radioattività (CRR) in collaborazione con i Dipartimenti Provinciali.
Una successiva campagna di misura di approfondimento ha coinvolto circa 200 abitazioni dislocate nella sola area dei Colli Euganei.

La Regione, inoltre, ha promosso un piano di iniziative di prevenzione sulla tematica radon, tra cui il monitoraggio degli edifici scolastici (pubblici e privati, dai nidi alle medie incluse) nei Comuni a rischio.
L’attività si è sviluppata a partire dal 2003 con tre campagne di misura nelle scuole: la prima in circa 770 scuole negli anni 2003-2006; la seconda in altre 310 scuole nel 2009-2012; la terza in circa 260 edifici scolastici, partita nel 2010 e che si concluderà entro il 2014.

Per ulteriori informazioni sulle campagne di misura, consultare la pagina web:
http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/agenti-fisici/radiazioni-ionizzanti/radon/i-monitoraggi

 

Azioni di prevenzione e risanamento

In questa sottosezione sono riportate alcune informazioni (tratte da quanto raccolto nell’Archivio Nazionale Radon) sulle attività svolte da enti pubblici nazionali e regionali su:
A) azioni di prevenzione in edifici in fase di costruzione;
B) azioni di risanamento in edifici esistenti.

IN SINTESI

  • Applicare accorgimenti tecnici per ridurre l’ingresso del radon nella fase di costruzione degli edifici (o di ristrutturazioni che coinvolgono la parte dell’edificio a contatto col suolo) è meno costoso e più efficace che intervenire in un edificio già costruito.
  • Queste azioni di prevenzione non sono attualmente obbligatorie in Italia, ma nel 2008 sono state raccomandate dal comitato scientifico del Piano Nazionale Radon e sono previste dalla nuova direttiva europea in materia (2013/59/Euratom).
  • Negli edifici esistenti, azioni di risanamento sono state effettuate finora in circa 350 edifici (di cui circa 200 scuole, 90 abitazioni e circa 60 luoghi di lavoro).

 

A) AZIONI DI PREVENZIONE IN EDIFICI IN FASE DI COSTRUZIONE

Queste azioni consistono in particolari accorgimenti, attuati durante la costruzione di un edificio, per ridurre l’ingresso di radon dal suolo e quindi ridurre anche la probabilità che nell’edifico costruito si raggiungano alte concentrazioni di radon.

Gli stessi accorgimenti possono spesso essere applicati in caso di ristrutturazioni che coinvolgono la parte dell’edificio a contatto col suolo.

Applicare misure di prevenzione in fase di costruzione degli edifici ha un costo inferiore ed un’efficacia superiore rispetto ad intervenire negli edifici già costruiti.

Inoltre, è stato dimostrato che effettuare azioni di prevenzione in tutti i nuovi edifici ha un effetto molto più rilevante (in termini di riduzione del numero di casi di tumore polmonare attribuibili al radon) rispetto a limitare le azioni di prevenzione ai soli edifici in zone a maggiore presenza di radon ( WHO handbook on indoor radon: a public health perspective, 2009 )

Nell’ambito delle attività del PNR, è stata prodotta nel 2008 una Raccomandazione per includere nei regolamenti edilizi dei semplici ed economici accorgimenti costruttivi al fine di ridurre l’ingresso del radon in TUTTI i nuovi edifici.

Questa raccomandazione è stata già adottata da alcune Regioni e Comuni, ed una sua applicazione a tutto il territorio nazionale è prevedibile a seguito dell’approvazione (avvenuta il 5 dicembre 2013) della nuova Direttiva europea in tema di radioprotezione (2013/59/Euratom).

B) AZIONI DI RISANAMENTO IN EDIFICI ESISTENTI

Si tratta di interventi volti a ridurre la concentrazione di radon in edifici in cui è stata riscontrata un’elevata concentrazione.

L’efficacia ed il costo delle azioni di risanamento dipendono dalla tipologia di edificio, ma in generale tali azioni hanno costo più alto rispetto alle azioni di prevenzione. Tuttavia, se effettuate in fase di ristrutturazione generale dell’edificio, l’efficacia del risanamento aumenta ed i costi diminuiscono.

Dall’Archivio Nazionale Radon risulta che sono stati effettuati – da parte di enti istituzionali (soprattutto ARPA/APPA) – risanamenti in un totale di 347 locali, di cui 202 all’interno di edifici scolastici, 90 in abitazioni, e il restante (55) in altre tipologie di ambienti (uffici, istituti di credito, ecc.).

Nell’ambito delle attività dell’ANR, è un corso una raccolta di informazioni e dati relativi alle tipologie di azioni di risanamento utilizzate in Italia. Tale richiesta di informazioni è indirizzata sia alle strutture pubbliche che alle strutture private che hanno effettuato azioni di risanamento in Italia.

PNR – CCM – Raccomandazione sull’introduzione di sistemi di prevenzione dell’ingresso del radon

 

Formazione degli operatori

IN SINTESI

  • La formazione degli operatori, che a diverso titolo possano svolgere attività connesse alle problematiche riguardanti l’esposizione al radon, costituisce un aspetto essenziale del Piano Nazionale Radon in quanto ha lo scopo di garantire che tali attività siano svolte in modo adeguato.
  • Diversi corsi di formazione sono stati realizzati in questi anni, da parte di strutture regionali e nazionali. E’ evidente la necessità che tali corsi, dovunque vengano fatti, forniscano un livello uniforme di formazione, e quindi la necessità che vengano elaborati dei corsi standard, specifici per le diverse figure professionali coinvolte nelle diverse attività.

A causa della varietà delle attività connesse alla tematica radon – dall’esecuzione corretta delle misure di concentrazione di radon, all’individuazione delle aree a rischio, alla scelta delle azioni di risanamento (o di prevenzione) adeguate, oltre che alla diffusione di una corretta informazione ai cittadini sui rischi associati all’esposizione al radon – la formazione necessaria a svolgerle in maniera adeguata coinvolge un vasto numero di operatori che lavorano in ambiti differenti: operatori del Servizio Sanitario Nazionale (operatori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL, dei Dipartimenti Provinciali delle ARPA, medici di base, pediatri, etc.), operatori dei Servizi di Prevenzione nell’ambito pubblico o privato, personale degli uffici tecnici comunali e provinciali, insegnanti, ecc.

In questi anni, soprattutto a seguito dell’approvazione della legge sul radon nei luoghi di lavoro (D.Lgs 241/00), le attività di formazione sono state svolte sia da enti istituzionali nazionali (ISS, INAIL – ex ISPESL, ENEA) sia da enti regionali (ARPA, USL) essenzialmente attraverso corsi di formazione, indirizzati agli operatori della prevenzione sanitaria (di enti pubblici e privati) ed, in misura minore, ai professionisti del comparto dell’edilizia (architetti, ingegneri) destinatari naturali dei corsi tecnici sulle azioni di risanamento.

In ambito regionale, 20 sono le attività di formazione raccolte nell’Archivio Nazionale Radon (ANR). Tali attività sono state svolte in 8 Regioni italiane la maggior parte di queste (16) è stata effettuata tramite corsi (o lezioni/seminari/giornate di studio) in cui i vari aspetti della tematica radon sono stati affrontati in maniera generale; 3 corsi, invece, hanno affrontato nel dettaglio argomenti tecnici inerenti le azioni di risanamento negli edifici.

Nel 2011, nell’ambito delle attività connesse con il Piano Nazionale Radon, è stato organizzato dall’ISS il corso “Il radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro: esposizioni, rischi sanitari, normative e interventi di risanamento/prevenzione“. Il corso, della durata di due giorni, ha previsto lezioni generali su diversi argomenti relativi alla tematica radon. In particolare, tale corso ha posto le basi per la definizione di un corso standard indirizzato agli operatori del SSN che svolgono attività connesse con la problematica radon, con particolare riguardo alla verifica della corretta applicazione della normativa vigente ed alla tipologia ed alla qualità dell’informazione da trasferire all’utenza del SSN.

 

 

Informazione della popolazione

IN SINTESI

  • Le attività di informazione della popolazione generale si sono generalmente sviluppate in occasione di campagne di misura della concentrazione di radon nelle abitazioni.
  • L’attuale mezzo prevalente per l’informazione della popolazione generale, sia a livello nazionale che regionale, consiste nella realizzazione e aggiornamento di pagine web dedicate al radon.

Attività di informazione alla popolazione sulla tematica radon accompagnano generalmente le attività di monitoraggio della concentrazione di radon negli edifici, in particolare nelle abitazioni.

In Italia, ampie attività di informazione sono state quindi effettuate nell’ambito della prima Indagine Nazionale sulla radioattività naturale nelle abitazioni degli anni 90, per mezzo di assemblee pubbliche, di convegni nazionali/regionali e la pubblicazione di opuscoli informativi destinati ai partecipanti alla campagna di misura.
Anche le campagne di misura successive a questa indagine nazionale sono state generalmente accompagnate da attività di informazione della popolazione attraverso la pubblicazione di opuscoli e l’organizzazione di convegni pubblici.

Anche convegni scientifici sulle diverse tematiche connesse al radon risultano spesso occasione e strumento di informazione della popolazione generale, attraverso articoli di giornale e di altri mezzi di comunicazione che parlano di tali eventi.

Negli ultimi anni, con la progressiva diffusione della rete internet, il mezzo più efficace usato dagli enti istituzionali nazionali (ISS, ISPRA, INAIL – ex ISPESL, ENEA) e regionali (ARPA, assessorati sanità e ambiente) per informare la popolazione è diventato l’utilizzo di pagine web dedicate al radon all’interno dei rispettivi siti istituzionali (nella pagina link sono riportati i collegamenti alle suddette pagine web).

Dalle informazioni specifiche raccolte finora nell’Archivio Nazionale Radon (ANR) risulta che attività di informazione della popolazione generale o di gruppi specifici (ad esempio studenti e professori) sono state svolte in 16 Regioni, oltre a quelle a livello nazionale, generalmente in occasione di campagne di misura.

A livello regionale sono stati distribuiti opuscoli divulgativi (in Abruzzo, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Provincia autonoma di Trento e Umbria), organizzati convegni e assemblee pubbliche (in Sicilia, nella Provincia autonoma di Trento, in Umbria e in Veneto), ed effettuati seminari nelle scuole (in Friuli-Venezia Giulia, in Piemonte ed in Veneto).
Analoghe attività sono state svolte da enti nazionali.

Ma, come già detto, l’attuale mezzo prevalente per l’informazione della popolazione generale, sia a livello nazionale che regionale, consiste nella realizzazione e aggiornamento di pagine web dedicate al radon, censite nell’Archivio Nazionale Radon e elencate nella pagina link

 

Attività in ambito internazionale

In questa sezione sono riportate alcune delle principali attività in materia svolte a livello internazionale e a cui l’Italia ha preso parte.

IN SINTESI

  • Le attività del Piano Nazionale Radon sono state pianificate tenendo in particolare conto le attività e le indicazioni di organismi e progetti internazionali.
  • L’Italia ha preso parte, oltre che all’elaborazione della nuova direttiva europea in materia di radioprotezione, a varie attività internazionali che hanno prodotto raccomandazioni e documenti vari, utili per il prossimo recepimento della direttiva europea e l’ottimizzazione della protezione dal radon in Italia.

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Di seguito sono riportate, in modo sintetico e in ordine cronologico inverso, le principali attività svolte in ambito internazionale a cui l’Italia ha partecipato attivamente.

I risultati e le indicazioni derivanti da queste (e altre) attività internazionali sono state prese in considerazione nella elaborazione e pianificazione del Piano Nazionale Radon italiano.

NUOVA DIRETTIVA EUROPEA (2013/59/EURATOM) IN MATERIA DI PROTEZIONE DALLE RADIAZIONI IONIZZANTI (2014)

La nuova direttiva europea in materia di radioprotezione, approvata dal Consiglio dell’Unione Europea il 5 dicembre 2013, è stata pubblicata il 17 gennaio 2014 sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE

versione italiana: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=OJ:L:2014:013:TOC

versione inglese: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/ALL/?uri=OJ:L:2014:013:TOC

La direttiva si intitola: Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom.

L’Italia ha partecipato, tramite suoi esperti rappresentanti, a tutte le fasi dell’elaborazione (iniziata nel 2008) di questa nuova direttiva.

Questa direttiva include, per la prima volta, obblighi per i Paesi Membri dell’Unione Europea per quanto riguarda la protezione dal radon nelle abitazioni, nonché una più stringente protezione dal radon nei luoghi di lavoro.

Inoltre, diventerà obbligatorio per i Paesi Membri la predisposizione e l’aggiornamento periodico di un piano nazionale radon, che deve essere inviato (insieme ai suoi aggiornamenti) alla Commissione Europea.

La direttiva dovrà, come tutte le direttive europee, essere obbligatoriamente recepita nell’ordinamento nazionale, in questo caso entro un limite massimo di 4 anni.

“RADPAR” RECOMMENDATION BOOKLET (2012)

Nell’ambito del progetto RADPAR (RADon Prevention And Remediation), che ha terminato i suoi lavori nel 2012 e a cui l’Italia ha partecipato tramite esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati prodotti una serie di documenti tecnici che affrontano diversi aspetti del problema radon.

In questo ambito è stato prodotto anche un booklet di raccomandazioni – elaborate tenendo conto delle indicazioni degli organismi internazionali e dell’esperienza maturata in molti Paesi – che rappresentano un utile strumento per elaborare e migliorare le strategie nazionali per ottimizzare le attività da svolgere per la riduzione dell’impatto sanitario dell’esposizione al radon.

Le raccomandazioni RADPAR vertono sui seguenti argomenti:

  1. piani nazionali e attività regolatorie sul radon;2. protocolli per le misure di concentrazione di radon negli ambienti chiusi;3. metodi per migliorare la comunicazione alla popolazione del rischio associato al radon;4. metodi per risolvere il potenziale conflitto tra il risparmio energetico degli edifici e la riduzione dell’esposizione al radon;5. protocolli di misura per le tecniche usate per la riduzione del radon negli ambienti chiusi;6. corsi di formazione per le misure di radon, per le misure di prevenzione nei nuovi edifici, e le azioni di risanamento per gli edifici esistenti;7. analisi di costo-efficacia e costo-beneficio delle strategie usate per la riduzione del radon.

È possibile scaricare il RADPAR Recommendation Booklet.

RAPPORTO “WHO HANDBOOK ON INDOOR RADON. A PUBLIC HEALTH PERSPECTIVE” (2009)

Nel 2005 il WHO (World Health Organization – Organizzazione Mondiale della Sanità) ha promosso l’International Radon Project. Tale progetto, a cui hanno partecipato esperti di oltre 30 Paesi, tra cui l’Italia (tramite l’Istituto Superiore di Sanità), ha l’obiettivo di identificare le strategie più efficaci per ridurre l’impatto sanitario dell’esposizione al radon della popolazione.

In questo ambito è stato prodotto (e pubblicato nel 2009) il WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective, il quale contiene una rassegna, e riporta raccomandazioni, sui seguenti sei aspetti:

  • gli effetti del radon sulla salute;
  • come si misura il radon;
  • i sistemi di prevenzione e risanamento negli edifici;
  • come comunicare il rischio da radon;
  • analisi costo-efficacia delle strategie di controllo e riduzione del rischio da radon;
  • programmi e piani nazionali radon.