Effetti sulla salute

  • Il radon è un gas nobile radioattivo, inodore ed incolore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio.
  • Il radon presente nell’aria interna degli edifici proviene principalmente dal suolo e, in misura minore, dai materiali di costruzione dell’edificio. L’acqua proveniente da pozzi può costituire un’ulteriore sorgente di radon.
  • La concentrazione di radon nell’aria interna agli edifici dipende principalmente dalle caratteristiche degli edifici, in particolare dall’interfaccia tra edificio e suolo.

 

tabella della catena di decadimento dell'238U

Catena di decadimento dell’ 238U

 

Il radon (Rn) è un gas inerte (inodore e incolore) e radioattivo, prodotto dal decadimento del radio, a sua volta prodotto da decadimenti successivi dell’uranio (vedi figura in alto), presente in quantità diverse in tutta la crosta terrestre. Il suo isotopo più diffuso è il 222Rn che decade nel giro di pochi giorni (dimezza la sua concentrazione in 3.8 giorni), emettendo radiazioni ionizzanti di tipo alfa e formando i cosiddetti “prodotti di decadimento del radon” o “figli del radon”, tra cui il 218Po e il 214Po che emettono anch’essi radiazioni alfa.

Il radon si trova in ogni terreno e roccia, sia pur in quantità molto diverse in relazione alle caratteristiche del terreno/roccia quali la concentrazione di uranio, la permeabilità, la presenza di fratture/faglie, ecc. Il radon fuoriesce continuamente dal terreno disperdendosi nell’aria aperta o concentrandosi nei luoghi chiusi.

In generale, il meccanismo che permette al radon di penetrare nei luoghi chiusi è la piccola depressione che esiste tra l’interno degli edifici ed il suolo, dovuta alla differenza di temperatura tra l’interno (più caldo) dell’edificio e l’esterno (più freddo). Tale depressione provoca l‘aspirazione dell’aria dal suolo, ricca di radon, verso l’interno dell’edificio.

L’unità di misura della concentrazione di radon, secondo il Sistema di Unità Internazionale (SI) è espressa in Becquerel per metro cubo (Bq/m3), dove il Becquerel indica il numero di disintegrazioni al secondo di una sostanza radioattiva.
La concentrazione di radon all’aperto tipicamente è di alcuni Bq/m3, e comunque non supera le poche decine di Bq/m3, grazie alla notevole diluizione in aria, nei luoghi chiusi (case, uffici, scuole ecc.), invece, la concentrazione è molto superiore e può arrivare anche a valori molto elevati (molte migliaia di Bq/m3).

Pur essendo il suolo la principale sorgente del radon che si trova nell’aria interna degli edifici, anche diversi materiali edili ricavati da rocce o terreni – ad es. quelli ricavati da rocce vulcaniche – sono sorgenti di radon, ma il loro contributo alla sua concentrazione nei luoghi chiusi è generalmente inferiore. L’acqua proveniente da pozzi può costituire un’ulteriore sorgente di radon.

 

Effetti sulla salute

  • Il radon è un agente cancerogeno, la cui esposizione nei luoghi chiusi aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare.
  • L’entità del rischio dipende dalla concentrazione di radon a cui è esposti e da quanto dura l’esposizione.
  • A parità di condizioni di esposizione al radon, i fumatori sono più a rischio dei non fumatori.
  • In Italia l’esposizione al radon è responsabile (secondo la stima del 2010 dell’Istituto Superiore di Sanità) di circa 3200 casi di tumore polmonare all’anno.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato il radon nel Gruppo 1, in cui sono elencate le sostanze (113 al 2013) per le quali vi è un’evidenza sufficiente di cancerogenicità sulla base di studi epidemiologici sugli esseri umani [1]. Nello stesso gruppo sono presenti anche il fumo di sigaretta e l’amianto.

Sono stati studiati altri possibili effetti sanitari dell’esposizione al radon, ad esempio un incremento di rischio di leucemia, ma ad oggi non vi sono conclusioni certe oltre all’aumento di rischio di tumore polmonare.

A) MECCANISMO DI DANNO AI POLMONI CAUSATO DAL RADON

La maggior parte del radon che viene inalato è espirata quasi totalmente prima che decada (una piccola quantità si trasferisce nei polmoni, nel sangue e, quindi, negli altri organi), mentre i prodotti di decadimento inalati, in gran parte attaccati al particolato sempre presente in aria, si depositano sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui irraggiano (soprattutto tramite le radiazioni alfa) le cellule dei bronchi. Le radiazioni in alcuni casi producono dei danni al DNA di tali cellule, danni che, se non correttamente riparati dagli appositi meccanismi cellulari, possono evolversi in un tumore al polmone.

Quindi il radon agisce come “trasportatore” dei suoi prodotti di decadimento, i quali sono i principali responsabili del danno biologico. Per brevità, si usa spesso parlare di rischio radon, intendendo con questo il rischio connesso all’esposizione ai prodotti di decadimento del radon.

B) STUDI EPIDEMIOLOGICI SU RADON E TUMORE POLMONARE

L’esposizione al radon presente nell’aria delle abitazioni aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare e, per alcuni Paesi, si è stimato essere responsabile di una percentuale che va dal 3% al 14% di tutti i tumori polmonari [2].

I risultati di 13 studi epidemiologici condotti in Paesi europei (incluso quello effettuato in Italia), hanno dimostrato [3]:

  • un significativo aumento di rischio di tumore polmonare all’aumentare dell’esposizione al radon;
  • l’esistenza di un forte effetto sinergico tra fumo di sigaretta e radon;
  • l’evidenza del rischio di tumore polmonare anche (per esposizioni prolungate di alcuni decenni) a livelli di concentrazione di radon medio-bassi (inferiori a 200 Bq/m3);
  • un aumento di rischio di tumore polmonare del 16% per ogni 100 Bq/m3di incremento di concentrazione media di radon (tenendo conto delle incertezze questa stima varia da 5% al 31%).

C) EFFETTI COMBINATI DI RADON E FUMO DI SIGARETTE

Il rischio di contrarre un tumore polmonare causato dall’esposizione al radon è 25 volte più alto per chi fuma un pacchetto al giorno di sigarette rispetto a chi non ha mai fumato.Dall’analisi di 13 studi epidemiologici europei [3], si hanno i seguenti risultati in termini di rischio assoluto, cioè di probabilità di avere un tumore polmonare entro i 75 anni a seguito di una esposizione continuativa a livelli di concentrazione medi di 0, 100, 200 e 400 Bq/m3:

  • per i non fumatori, il rischio è, rispettivamente, 0.4%, 0.5%, 0.6% e 0.7%;
  • per i fumatori, il rischio è, rispettivamente, 10%, 12%, 13% e 16% [3].

In altri termini, se prendiamo 1000 non fumatori e 1000 fumatori non esposti a radon (cioè esposti a 0 Bq/m3), in media circa 4 non fumatori e 100 fumatori svilupperanno un tumore entro i 75 anni. Se tali persone sono invece esposte continuativamente a 400 Bq/m3, i casi previsti di tumore polmonare diventano circa 7 tra i non fumatori e circa 160 tra i fumatori.

D) RISCHIO DI TUMORE POLMONARE ATTRIBUIBILE AL RADON IN ITALIA

Il numero di casi di tumore al polmone attribuibili all’esposizione al radon in Italia è stato valutato dall’ISS sulla base dei più recenti studi epidemiologici, dei dati di concentrazione di radon rappresentativi dell’esposizione della popolazione italiana nelle abitazioni, e della mortalità per tumore polmonare.

Una prima stima, effettuata nel 2010, dei decessi per tumore polmonare attribuibili al radon in Italia ha fornito i seguenti risultati: circa 3200 casi ogni anno (la stima oscilla da un minimo di circa 1100 a un massimo di circa 5700 in relazione alle incertezze degli studi epidemiologici).

In termini percentuali ciò rappresenta circa il 10% di tutti i decessi per tumore polmonare in Italia. Questa percentuale varia da Regione a Regione da 4% a 16%, in relazione ai livelli medi di concentrazione di radon.

La gran parte di questi casi è previsto coinvolga i fumatori (e in misura minore gli ex-fumatori) a causa dell’effetto moltiplicativo di radon e consumo di tabacco.

Per maggiori informazioni si può consultare (vedi allegati) il documento “Rischio di tumore polmonare attribuibile all’esposizione al radon nelle abitazioni delle Regioni italiane – Primo rapporto sintetico (2010)“, prodotto nell’ambito delle attività dell’Archivio Nazionale Radon (ANR). In tale rapporto sono anche riportati i dati separati per maschi e femmine.

Riferimenti bibliografici
[1] Lista classificazioni IARC
[2] WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective
[3] Darby et al., 2005. Radon in houses and risk of lung cancer: collaborative analysis of individual data from 13 European case-control studies. British Medical Journal 330: 218-223.

 

Come si misura il radon

In questa sottosezione sono riportati i requisiti essenziali per misurare adeguatamente la concentrazione di radon nella propria abitazione o luogo di lavoro, tramite dispositivi e protocolli appropriati.

IN SINTESI

  • Misurare la concentrazione di radon è il modo più affidabile per sapere quanto radon c’è nella propria abitazione (e nel proprio luogo di lavoro).
  • Stime della concentrazione di radon in una specifica abitazione o luogo di lavoro basate su valori medi misurati in altri edifici della stessa zona o su misure di radon nel suolo non sono altrettanto affidabili.
  • Data la variabilità temporale della concentrazione di radon, una valutazione adeguata della concentrazione media deve basarsi su misure di durata complessiva di un anno.
  • I rivelatori più appropriati per tali misure, tenuto conto della loro piccola dimensione e costo oltre che della loro affidabilità, sono i rivelatori a tracce.

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La misura diretta della concentrazione di radon nell’aria interna agli edifici (indoor) è il modo più affidabile, nonché semplice ed economico, per quantificare la presenza di radon in essi, con cui valutare il rischio associato e verificare l’eventuale superamento dei livelli stabiliti dalla normativa.

Stime della concentrazione di radon in una specifica abitazione o luogo di lavoro basate su valori medi misurati in altri edifici della stessa zona (ricavabili consultando mappe di radon trovate su internet) sono molto meno affidabili a causa della notevole variabilità delle concentrazione di radon in edifici anche adiacenti.
Analogo discorso vale per stime basate su misure di radon nel suolo perché la quantità di radon che penetra nell’edificio dipende moltissimo dalle caratteristiche dell’edificio stesso e non solo da quanto radon è presente nel suolo. Inoltre, le misure di concentrazione di radon nel suolo costano molto di più delle misure di radon nell’aria interna agli edifici.

La concentrazione di radon indoor non è costante ma varia nel tempo, con alcuni andamenti tipici: generalmente è più alta di notte e più bassa di giorno, più alta in inverno e più bassa in estate. Per tener conto di queste variazioni, le misure di concentrazione di radon si effettuano generalmente su un periodo molto lungo, preferibilmente di un anno, o per più periodi consecutivi della durata complessiva di un anno. Infatti, il rischio associato all’esposizione al radon si valuta attraverso la misura di concentrazione media annuale e i livelli di riferimento previsti dalla normativa sono espressi in termini di concentrazione media annuale.

I dispositivi più diffusi (e più economici) con cui si misura la concentrazione media di radon per lunghi periodi sono costituiti da rivelatori a tracce (gli LR115 e i CR-39 sono i più diffusi in Italia) che sono sensibili alle radiazioni alfa emesse dal radon e dai suoi prodotti di decadimento. Infatti tali radiazioni lasciano nei rivelatori delle tracce molto piccole che sono rese visibili a microscopio tramite un trattamento di sviluppo chimico effettuato in laboratorio. Dal conteggio delle tracce si risale alla concentrazione media di radon nel periodo di esposizione del rivelatore.

I rivelatori a tracce sono posti all’interno di piccoli contenitori, facilmente posizionabili all’interno dei locali da misurare (per le abitazioni, generalmente in camera da letto e/o in stanza da pranzo), e con essi è possibile eseguire misure di concentrazione di radon integrate su periodi temporali lunghi (come i 12 mesi richiesti dalla normativa italiana sui luoghi di lavoro).

E’ raccomandabile avvalersi di laboratori (pubblici o privati) accreditati o comunque qualificati. Le ARPA/APPA di alcune Regioni/Province Autonome, oltre che il Servizio Radon dell’Istituto di Radioprotezione dell’ENEA, forniscono su richiesta (generalmente a pagamento) un servizio di misura di radon basato su questi rivelatori. La singola misura di radon ha generalmente un costo non superiore a qualche decina di euro.

Nell’ambito di azioni di risanamento per la riduzione della concentrazione di radon si effettuano spesso misure di breve durata (da qualche ora fino a qualche settimana), generalmente con strumenti molto più costosi dei rivelatori a tracce. La verifica finale dell’efficacia di tali azioni di risanamento va comunque effettuata mediante misure di concentrazione annuale con rivelatori a tracce.